Roma, martedì 30 agosto 2011 – Entra un testo e ne esce un altro. Quando tutti i commentatori politici e economici, i media e le associazioni di categoria stavano ormai apportando correzioni all’ipotesi del Ministro Tremonti, ecco che Silvio Berlusconi con un colpo di teatro ribalta tutto. Via la tassa di solidarietà, che resta in vigore per parlamentari e statali sopra i 90 mila euro e raddoppia per i giocatori (forse). No alla soppressione dei comuni al di sotto di una certa soglia di abitanti. Riduzione ai tagli degli enti locali (quindi i tagli ci sono, restano, e incideranno sui cittadini con nuove tasse o con aumenti delle vecchie). Per il momento è congelato l’aumento dell’Iva di un punto in percentuale per alcuni prodotti merceologici, potrebbe però essere applicato più avanti per recuperare la quota mancante del saldo, che dovrebbe comunque restare di 45 miliardi di euro.

In più, ecco la boutade, per far digerire il rospo agli italiani. Tra i punti del nuovo documento economico c’è l’azzeramento di tutte le Province italiane e il dimezzamento dei Parlamentari. Due obiettivi da raggiungere con leggi costituzionali. È chiaro quindi che, mentre le tasse e i balzelli entreranno in vigore da subito, così come i ticket sanitari introdotti con la precedente manovra, i tagli alla politica arriveranno quando il Parlamento avrà trovato un accordo. Se tutto va bene nel 2013, quando dovranno essere indette nuove elezioni politiche. Ma quale parlamentare voterà la propria fine? Già adesso ci sono fior di onorevoli preoccupatissimi di una possibile elezione anticipata, perché consci della sicura perdita della poltrona. Figuriamoci se questi stessi troveranno il coraggio di certificare con le proprie mani la fine della propria carriera politica. Con astuzia e malizia Ponzio Pilato si è lavato le mani. Se la politica vuole il bene del Paese faccia le proprie scelte. Io le indico ma non le perseguo.

Questa manovra così come è uscita da Villa San Martino, dopo il lungo confronto tra Berlusconi e Bossi risolve pochi problemi e comunque riforma astutamente le pensioni degli italiani, togliendo dal computo generale gli anni spesi per ottenere la laurea e quelli di leva militare. Questo è un segnale importante perché certifica di un cambio di forze all’interno della Maggioranza. La lega infatti da questo punto di vista ha perso il suo braccio di ferro con il Pdl. La golden share non c’è più. Ma l’avete visto il leader leghista varcare la soglia ad Arcore, trascinato da Tosi come un povero pensionato tremante? Quale parte attiva avrà avuto nel dettare le linee economiche? Il silenzio dei giorni scorsi sembrava la solita astuzia calcolata del Senatur. Adesso lo sappiamo era una necessità. Questo rende il superministro dell’Economia più debole al tavolo delle trattative. E difatti il suo peso è stato nullo. La manovra oggi ha un padre certo: Silvio Berlusconi. Adesso bisogna vedere se reggerà all’urto delle Camere, del Presidente della Repubblica e dei mercati internazionali.