Roma, 23 febbraio 2015 – Arriva per la prima in Italia l’artista Eugene Lemay con Dimensions of dialogue dal 20 febbraio al 10 maggio 2015 al Macro Testaccio di Roma. Curata da Micol Di Veroli ed in collaborazione con il Mana Contemporary di Jersey City, l’esposizione è stata promossa da Roma Capitale, dall’Assessorato alla Cultura e Turismo – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e realizzato con il patrocinio dell’Ambasciata d’Israele in Italia – Ufficio Culturale e della Fondazione Italia-Israele per la Cultura e le Arti. L’evento segna  l’inizio della collaborazione tra MANA Contemporary e MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma, con il fine di instaurare un proficuo scambio culturale e riuscire ad attivare una piattaforma di confronto tra diverse realtà creative. Un’occasione unica per scoprire un artista nuovo alle istituzioni italiane e al suo pubblico, ma non tra gli addetti ai lavori delle più importanti realtà artistiche europee. Anche per la città di Roma la mostra è focalizzata sulle opere più rappresentative della “dimensione del dialogo” secondo Eugene Lemay. Attraverso l’uso di grandi tele l’artista sfoga e rappresenta quel pesante di senso di buio e di estrema paura vissuta durante gli anni nell’esercito israeliano. Dipinti si snodano davanti come delle gigantesche  carte geografiche della psiche che si svelano davanti allo spettatore rivelando un animo tormentato ed incredibilmente sensibile. Così come vuole l’essenza del vero artista.

Per Lemay l’unico vero modo per uscire dalla nebulosa del conflitto mondiale è riuscire a creare un terreno comune in cui sviluppare nuove forme di dialogo. Andare oltre l’appiattimento generato dall’odierna globalizzazione per creare un’identità del linguaggio lontana dall’assenza delle pure emozioni. Questo è l’obiettivo ossia riuscire a rafforzare il dialogo ad una nuova dimensione spirituale con l’uomo e ciò che lo circonda. Le sua grandi opere avvertono tutta quella fitta trama di emozioni e sensazioni che l’artista sfoga e condivide insieme al suo pubblico. Importante e da evidenziare è la fondazione creata da Eugene Lemay in collaborazione con altri artisti, la MECA (Middle East center for the Arts), uno spazio espositivo e di residenza dove gli artisti ebrei ed arabi collaborano e presentano insieme. Un grido rivoluzionario specie per i tempi che corrono. Un focus sul poter dell’arte e di come possa andare oltre qualsiasi conflitto generando una lingua comune attraverso l’espressione artistica.