Roma, giovedì 4 giugno 2013 – Shakespeare a portata di mano. Il “Teatro Trastevere”, il 18-19 giugno scorso, ha ospitato l “Associazione culturale Theatrica” che ha portato in scena, dietro la regia di Francesca Frascà, Daniel Plat e Serena de Simone, “Il mercante di Venezia”: l’opera più controversa di Shakespeare in cui tragedia e commedia si intrecciano in un connubio che sfugge ad ogni definizione di genere. Protagonista è un gruppo di veneziani fra i quali spicca Antonio (Giovanni Lalle), il mercante. I cui beni navigano in balia dei capricci delle onde e della pirateria. Il suo amico Bassanio (Alessandro Colace), sogna di conquistare Porzia (Antonella Corsaro), un’ereditiera pronta a concedersi in moglie all’uomo che scioglierà l’enigma contenuto in tre scrigni di oro, argento e piombo. A questo gruppo, in cui regna umiltà e amicizia, si contrappone la figura rigorosa e dogmatica di Shylock (Fabio Bianchini), l’usuraio ebreo. Deriso per la natura religiosa, concede ad Antonio i soldi promessi all’amico per la conquista dell’amata, ma chiede come penale una libbra della sua carne, “da tagliarsi in quella parte del suo corpo che più gli aggrada”.

Ai protagonisti si affiancano personaggi “minori” ma altrettanto fondamentali per la riuscita della storia e dello spettacolo. Si nota la personalità di Nerissa ( Gabriella Tumbarello), ironica e caratteristica serva di Portia, Jessica (Angelica Palazzi), figlia dell’ebreo che si dà in sposa al cristiano Graziano (Manuele Ferretti) e Lorenzo (Marco Ascione), che spicca in scena per impeto ed improvvisazione. 1 ora e 20 di dialogo fedele all’originale che si alterna a una scelta sorprendente di musiche moderne che richiamano ogni cambio scena. Il sipario si apre sotto gli occhi di un pubblico raccolto e familiare sulle note di “ Le onde “ di Einaudi, a richiamare il tema del mare, e si chiude con “ Je so’ pazzo” di Pino Daniele, passando, tra le altre, per “ Rondò veneziano” e “ Viva L’Italia” del duo Dalla-De Gregori. La difficoltà di ricreare l’atmosfera veneziana non si risolve nella scenografia, scarna, né nei costumi, poco fedeli all’epoca, ma nella capacità degli allievi del corso “Dimensione teatro” di guidare il pubblico nell’immaginazione. Perché un’opera complessa come “Il mercante di Venezia” per dei principianti? E’ la Frascà a risponderci: “ 8 allievi come i personaggi per portare in scena temi odierni senza artifici: l’amicizia incondizionata e la superficiale opposizione al diverso come meccanismi che muovono le scelte umane.”

Eleonora Negro