Roma, domenica 1 giugno 2014 – Un’Italia ancora da rodare è quella che si è vista ieri contro l’Irlanda del Nord a Londra, dove peraltro sono molti i connazionali che vi abitano e lavorano e che hanno riempito lo stadio di Craven Cottage. Il test voluto dal tecnico e dai preparatori atletici della nazionale ha dato i primi responsi. Il pareggio finale non rende giustizia alla gara, che avrebbero meritato di vincere gli irlandesi per le tante azioni da gol che hanno prodotto. Anche la nazionale ha avuto sprazzi di bel gioco, con un possesso palla in alcuni momenti quasi entusiasmante. Il merito in gran parte va dato alla bravura di Verratti, perno di centrocampo entusiasmante nel primo tempo. La fortuna di possedere doti di palleggiatore e di giocare in uno dei club più importanti d’Europa lo proietterà a diventare uno dei migliori nel suo ruolo al mondo, superiore anche a Pogba e a Pirlo. Il test ha mostrato però che tra difesa e centrocampo c’è ancora molto da sistemare ed è arrivato in un momento delicato, ma in fondo opportuno per capire cosa effettivamente non quadra e di lavoraci sopra per arrivare al meglio alla prima gara del Mondiale, che sarà venerdì 24 giugno alle 24 (ora italiana) contro l’Inghilterra nell’Arena Amazonia di Manaus.

Se una nota stonata c’è stata, va ravveduta nella scelta del luogo: Londra, con un clima troppo diverso da quello che la nazionale di Prandelli troverà in Brasile. Gli irlandesi infatti hanno potuto mettere in mostra le solite doti fisiche di corsa e pressing. Cosa che nel caldo torrido brasiliano non si potrà fare. Questo ha in parte sfalzato il valore del test. Un’Italia di palleggiatori è quello che ci vuole in Brasile, con improvvisi sprazzi di velocità. Ma si è detto che ormai a Londra vivono tanti nostri concittadini e quindi la scelta del luogo in qualche modo ha tenuto conto anche di questo. Parlando ancora in generale della partita e della Nazionale, come accade per tutti i progetti, per portarli a termine con eccellenza ci vuole anche fortuna oltre che la bravura. Da questo punto di vista l’Italia vanta già un credito nei suoi confronti, perché a 8 minuti dall’inizio ha perso uno degli interpreti del centrocampo di fantasia e palleggio allestito da Prandelli con l’infortunio gravissimo di Montolivo. Rottura composta della tibia e addio mondiale in un contrasto di gioco. Fino a quel momento c’era una sola squadra in campo, gli azzurri, anche se pressati dagli uomini di O’Neill.

La squadra infatti ha incominciato a vacillare, perdendo palle a centrocampo e subendo le azioni avversarie (che hanno messo in evidenza le doti di Sirigu) nel momento in cui dalla panchina si stava capendo cosa era successo al centrocampista del Milan. Come se non bastasse, fatto entrare Aquilani al suo posto, il nuovo entrato in un contrasto aereo ha riportato una forte contusione alla fronte, che lo ha disorientato, impedendogli di entrare nel vivo del gioco e costringendo Prandelli ad un nuovo cambio intorno al 25° di gioco. Al suo posto è entrato così Parolo e dopo pochi minuti la Nazionale è tornata a dettare come all’inizio della gara il gioco e a mettere in difficoltà gli avversari, che per tutta la parte centrale del primo tempo hanno spinto per trovare la via del gol. Quindi la prima frazione di gioco non va presa troppo in considerazione per il gioco espresso, dato che per 25 minuti buoni l’Italia non poteva disegnare le solite geometrie e contenere adeguatamente gli avversari. Diverso invece quanto accaduto ad inizio di ripresa, quando la Nazionale è tornata sul prato deconcentrata, perdendo alcuni palloni proprio davanti alla difesa e rischiando di innescare gli irlandesi. E qui un po’ tutti sono stati colpevoli. Da Bonucci a Paletta, da Thiago Motta e Verratti, vistosamente calato nella ripresa. L’ingresso di Cassano al posto di Immobile, di De Rossi al posto di Thiago Motta, e nel finale di Cerci al posto di Rossi, hanno aumentato la pericolosità della fase d’attacco. Nonostante questo e il maggior gioco espresso in avanti, sono stati gli irlandesi ad essere più pericolosi, colpendo una traversa e impegnando a più riprese il portiere azzurro. Come attenuanti Prandelli può invocare i carichi di lavoro svolti, che hanno giocato un loro peso sopratutto nel secondo tempo.

Non è comunque una Nazionale scarsa quella che si è vista ieri contro l’Irlanda. Le fasce sono state ben presiedute da De Sciglio e Darmian, due cursori inesauribili. Immobile ha dimostrato di essere un grande attaccante, e Marchisio, Verratti, De Rossi, Cassano già pronti per la fase finale del Mondiale. Da rivedere è senz’altro Giuseppe Rossi e Thiago Motta è stato poco aggressivo in alcune fasi di gioco. Inoltre non sono stati schierati Barzagli, Chiellini e Pirlo, che possono portare un contributo atletico e di esperienza a questa nazionale, che sembra essere matura e ben attrezzata per arrivare fino in fondo, ossia almeno tra le prime quattro. Per farlo, come si diceva prima ci vuole fortuna, tanta fortuna. Questa per il momento è mancata a Montolivo, che deve con molta probabilità dire addio al Mondiale 2014. Speriamo che sia solo una nuvola nera, passeggera, sulla testa della nostra squadra. L’appuntamento quindi è per sabato 24, quando inizierà ufficialmente per l’Italia la fase finale del Mondiale 2014.

error: Content is protected !!