Quando per leggere un bel romanzo non occorre cercarlo tra le grandi case editrici. Una bella storia d’amore ambientata alla fine degli anni 50 del secolo scorso. Un amore passionale che costringe la protagonista a vivere un sofferente  “intrigo” interiore

di Antonella Furci
Roma, giovedì 9 dicembre 2010 – Anche questo romanzo, come tanti altri sconosciuti ai più perché lontani dalla grande distribuzione, non ha nulla da invidiare ai romanzi editi dalle grandi case editrici, che ultimamente sollevano grandi polveroni con scritti super qualificati senza alla fine riuscire a rivelarsi tali. Basti pensare alle tante critiche che ogni anno, ormai quasi per tradizione, avvengono durante il Premio Strega in seguito allo scontento di tanti lettori non d’accordo per la candidatura o la vittoria di certe opere. Con Virginia. Intrigo a Moncalieri Francesco Fiumara, calabrese di origine ma moncalierese di adozione da ben quarant’anni, rende omaggio alla sua città. E’ un romanzo avvincente, che cattura l’attenzione sin dalle prime righe, lasciando col fiato sospeso fino alle ultime battute. Con raffinatezza  e profonda sensualità l’autore descrive la vita amorosa di Virginia, una bella ragazza, figlia unica di un prestigioso possidente locale, ambita da tutti, altolocati e non. Nonostante ciò sembra che la vita non le dia la possibilità di vivere a pieno il sogno che le ragazze della sua età portano nel cuore. Sposa il suo primo amore, un ricco giovane avviato alla carriera diplomatica, che le riserva, però, per la prima notte d’amore una bella sorpresa: la sua impotenza ad amarla fisicamente.

La delusione e la sofferenza l’accompagnano negli anni finchè alla sua porta non bussano, non uno, bensì due giovani: un bel farmacista, che diventerà, visto il buon partito, il suo promesso sposo e il travolgente e passionale ma umile accordatore di pianoforte. Una bella storia d’amore che non si allontana da un attenta ed elegante descrizione del contesto in cui è stata ambientata, senza, tra l’altro, staccarsi mai dal racconto del sofferente vissuto interiore della protagonista. In questo modo si accompagna il lettore nel lungo viaggio spirituale e mentale di Virginia, facendogli vivere il patos emotivo dei forti sentimenti e la difficoltà di lei di compiere scelte importanti che le cambierebbero la vita. Quell’intrigo passionale e sentimentale, insomma, che tormenta chiunque si trovi davanti a importanti bivi che la fatalità della vita spesso comporta. L’ambientazione storica è ben costruita. Sono gli ultimi scorci degli anni 50, quando l’Italia si affacciava al periodo d’oro della sua economia. Un’epoca quella in cui era ancora forte il senso del dovere morale su qualsiasi aspetto della quotidianità, soprattutto se si trattava di stare attenti a non trasgredire le regole dettate dalla classe sociale a cui la propria famiglia apparteneva. E Virginia ne è un esempio. Una donna combattuta, alla continua ricerca del coraggio di prendere una decisione tra il vivere un amore, quello vero carico di passione, quello che fa sentire vivi e un amore più “sicuro” quello che la mentalità nella quale è stata educata l’ha portata a scegliere, perché, come spesso accade, non infrange le “regole” del buon costume. Ma cosa accade quando giunge all’improvviso, proprio quando meno te lo aspetti, un amore forte, travolgente che ti sveglia dal torpore in cui vivi mettendoti in contrapposizione alla stereotipata routine della quotidianità? Ed è proprio allora che ci si pone una domanda: si vive meglio rincorrendo le spinte emotive della propria interiorità o, al contrario, è meglio seguire le regole dell’artificiosità degli schemi sociali? Non è solo un romanzo questo di Francesco Fiumara, è una critica ma anche un incitamento a vivere la vita con coraggio, quella che ogni persona sente di realizzare, ma che spesso ancora oggi, magari per motivi diversi a quelli di Virginia, evita di perseguire perché timorosa di uscire da quel guscio che il contesto in cui è cresciuta ha costruito per lei.

Di a.furci