Roma, lunedì 4 giugno 2012 – “Marx è tornato”. E’ con queste parole che Lamberto Consani irrompe sul palco del Ritmi di Teatro a Roma. L’azione scenica prende corpo attraverso  la voce che delinea il ciclo narrativo della storia servendosi dei particolari mutamenti nel tono e nel timbro. Sorprende come il teatro di narrazione del coinvolgente Consani riesca a materializzare la figura  di Marx. Ed eccolo allora davanti a noi col panciotto e la barba, nuovamente sulla Terra.

Per errore il filosofo tedesco, anziché a Londra, si ritrova a New York, il simbolo del capitalismo per eccellenza, e da qui trae spunto per testimoniare quanto poco il mondo di oggi sia cambiato rispetto a quello del secolo precedente. “Migliaia di lavoratori perderanno il posto, le azioni  però salgono – dice Consani in tono sarcastico nei panni di Marx -. Case, scuole, esseri umani in disfacimento in un clima d’inaudibile violenza. Qualcuno cerca di portar via illegalmente una parte di Pnl a coloro che l’avevano rubato legalmente, eh!”.

Il bravo Consani nei panni di Marx chiude gli occhi e ricorda la morte dei suoi tre figli, una morte di stenti. L’atmosfera cupa e malinconica mentre  porta il pubblico in sala a commuoversi per lo struggente ricordo di un uomo che dedicò il proprio pensiero e la vita al riscatto della povera gente. “Quel che ha fatto mia moglie Jenny per me è incalcolabile”, dice l’attore con un filo di voce rotta dal pianto; e prosegue: “Lei credeva in me. Voleva che spiegassi al mondo la teoria del plusvalore in modo comprensibile. La riassumo anche a voi: il datore di lavoro vi dà un basso salario che basta appena per sopravvivere, ma dal vostro lavoro ricava molto più di quanto paga, così diventa sempre più ricco e voi restate poveri”. Se ci pensiamo la situazione dell’epoca non si discosta poi molto da quella di oggi in cui regnano sovrani sfruttamento e disparità, ed ecco perché la pièce di Howard Zinn è vincente anche oggi, nel nostro 2012.

Leggiamo così nelle note di regia: “La scelta del testo è significativa, poiché nella cultura contemporanea sembra quasi che l’essere umano non ci sia più”. Non possiamo che, a malincuore, concordare e complimentarci ancora per aver dato la possibilità di riflettere all’interno di un contesto teatrale di altissimo livello.

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