Correva l’anno 1994. Alda Merini soggiornava all’albergo Alma, immersa nel verde  e nel candore della Valle Senio, dove incontra Giuliana Montalti che diventerà sua amica e custode di poesie inedite

 

di Katia Olivieri
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Riolo Terme (Ravenna), sabato 12 dicembre 2009 – "Ci sono posti ove riposa il silenzio/ insieme alla guerra/ è così che vive il poeta/ vivendo momenti di orrore/ e tensione di grande pace/ Ma occorrono gli alberi il vento/ occorrono viaggi nell’infinito/ e occorrono chiari ruscelli/ e il volto di una donna/ così amica/ Tu un giorno mi hai atteso/ e mi hai baciato in fronte/ questa musa che sono io/ è tornata coperta da un mantello/ Tu che sei stata la mia grazia/di un giorno/ di molti anni". È Alda Merini che scrive, anzi detta, declama al telefono questa sua poesia, mai pubblicata, a Giuliana, sua amica. Giuliana Montalti, organizzatrice del premio di poesia “Valle Senio”, incontra la prima volta la Merini nell’ottobre del 1994. Presenti alla cerimonia di premiazione anche Paola Lucarini di Firenze, Valeria Vicari di Bologna e Mario Lapucci di Ravenna. Alda Merini è l’ospite d’onore. Giuliana la trattiene. Alda si ferma allora nel suo albergo, l’albergo Alma, proprio di fronte alle terme. Di là un ponticello, un corso d’acqua, le fronde alate degli alberi, il profumo della valle, una scoiattolo che salta. Alda è la protagonista. È il quadro che si compie. È l’impressione ferma che resta sui volti di chi la guarda, l’ascolta, la vive, la gusta, l’assapora. Giuliana e Alda passeggiano insieme.

Allora, Giuliana, dimmi, che cosa ti ha raccontato la Merini? Di cosa avete parlato?
“La Merini cantava. Gli amori, e storie tristi e mafiose. Le amicizie. Uno fra tutti: Salvatore Quasimodo. Alda era bella”

Bella?
“Sì. Alda Merini è stata una gran bella ragazza”.

Così, Alda, continua a sentirsi bella, di una bellezza meno scontata, imprevedibile: fa gli occhi dolci a un Carabiniere. E siamo quindi giunti al Teatro Europa. Ci sono addirittura le forze dell’ordine a fare da scudo. Giuliana è insieme a lei, quando la Merini si mette a fare la civetta con il bel Carabiniere. Nessuno la dimenticherà, e meno che mai quel Carabiniere. Sono trascorsi due, tre giorni. Alda in albergo, di notte, non dorme. Telefona. Ininterrottamente. Lascerà una bolletta salata da pagare, e in compenso un paio di occhiali rotti e un berretto felpato color bluette firmato da lei.  Qualche tempo dopo, Alda Merini viene invitata nella biblioteca di Forlì, e lei, la poetessa, non dimentica, non dimentica Giuliana, non lontana da Forlì: e la invita dunque a trascorrere un po’ di quel tempo insieme. Un giorno, poi, le telefona, riferisce a Giuliana di un signore di Ravenna che l’aveva cercata, a nome suo, per invitarla a una conferenza, ma dal momento che la Merini non aveva gradito molto la voce dell’uomo in questione – anzi non le piacque affatto – aveva declinato l’invito sperando di non fare torto a Giuliana. Scusandosi con lei.

Alda Merini ha lasciato a Giuliana diversi inediti: nessun regalo è più bello di una poesia. Due giorni prima di compiere gli anni, Giuliana riceve una telefonata: è Alda che la chiama, e le detta ancora una volta una poesia. Giuliana prende carta e penna. È una poesia per il suo compleanno.

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