Grottaferrata (Roma), lunedì 27 agosto 2018 – «La mia generazione è vissuta con il pericolo della guerra atomica; i giovani oggi vivono con il pericolo dell’olocausto ambientale». Non smette di guardare al futuro delle nuove generazioni, pur memore della storia che ha avuto anche lui come protagonista, José Alberto Mujica Cordano, divenuto noto con il nomignolo di Pepe. Presidente dell’Uruguay dal 2010 al 2015, è stato definito “il Presidente più povero del mondo”, perché rifiutò di alloggiare nel palazzo presidenziale, preferendo vivere nella sua fattoria alla periferia di Montevideo, e perché durante il suo mandato ha devoluto circa il 90% del suo appannaggio a favore di organizzazioni non governative e persone bisognose: in un’intervista, spiegò che il resto dello stipendio, che corrispondeva a circa 800 euro, era più che sufficiente, visto che molti suoi connazionali vivevano con molto meno.

Pepe Mujica (nella foto a destra), 83 anni, oggi senatore nel suo Paese, figlio di un agricoltore, Demetrio Mujica, ha parlato sabato scorso della sua visione della politica e del mondo a Grottaferrata, nella sede di Agricoltura Capodarco, dove è stato accolto in occasione del suo tour in Italia, Paese di sua madre, Lucia Cordano, originaria di Favale di Malvaro, in provincia di Genova. Nella fattoria sociale della cooperativa, attiva nella cittadina dei Castelli Romani da più di 30 anni, Mujica ha partecipato a un incontro organizzato dal Cnca (Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza), che rappresenta una cinquantina di sigle che in Italia si occupano di disagio sociale, e da Cesc Project, associazione che studia progetti per il servizio civile. «Abbiamo potuto vedere nei nostri viaggi in Uruguay – ha spiegato Gianni Tarquini, del Cnca, autore del libro “Il Presidente impossibile”, che racconta l’esperienza di Mujica, coordinatore dell’incontro insieme a Carlo De Angelis, presidente del Cnca del Lazio, e Marco Gulisano, di Cesc Projct – i progetti che sono stati messi in campo per la lotta alla povertà, la rigenerazione urbana e per l’autogestione delle fabbriche: esempi che hanno portato al rilancio del Paese e della qualità della vita degli abitanti».

Pepe Mujica ha un passato di guerrigliero del Movimiento de Liberación Nacional-Tupamaros, attivo al tempo della dittatura militare negli anni Sessanta e Settanta. Per questo è stato arrestato quattro volte. Prima di intervenire all’incontro, ha visitato la fattoria sociale che l’ha ospitato, con la guida di Salvatore Stingo, presidente della coooperativa.

Mujica sostiene che a guidare la vita di ciascuno debba essere il principio della sobrietà. «Concetto ben diverso – spiegò anni fa in un’intervista a Repubblica – da austerità, termine che avete prostituito in Europa, tagliando tutto e lasciando la gente senza lavoro. Io consumo il necessario ma non accetto lo spreco. Perché quando compro qualcosa non la compro con i soldi, ma con il tempo della mia vita che è servito per guadagnarli. E il tempo della vita è un bene nei confronti del quale bisogna essere avari. Bisogna conservarlo per le cose che ci piacciono e ci motivano. Questo tempo per se stessi io lo chiamo libertà. E se vuoi essere libero devi essere sobrio nei consumi. L’alternativa è farti schiavizzare dal lavoro per permetterti consumi cospicui che però ti tolgono il tempo per vivere». Un concetto che ha ribadito sabato a Grottaferrata.

«Dobbiamo avere fiducia – ha aggiunto – nella possibilità di cambiare il mondo e questo lo si può ottenere cambiando le relazioni nella produzione. Un sistema non è solo profitto, ma anche un insieme di valori molto importanti». Mujica riconosce la funzione indispensabile del mercato e il ruolo positivo del capitalismo, «perché produce ricchezza e, di conseguenza, se ne avvantaggiano anche i poveri, che tramite le tasse possono avvantaggiarsi dei servizi così finanziati».

«La felicità – ha detto a Grottaferrata – è avere tempo per gli affetti, per le relazioni umane, per i figli, per gli amici. Purtroppo subiamo una continua pressione rivolta a lavorare per il fine del consumo, e se non possiamo farlo soffriamo. Ma questo ci sta portando a lasciare ai giovani un mondo in cui l’ambiente ogni giorno è sempre più distrutto e a rinunciare al bene più importante: il tempo, perché alla fine lavoriamo per consumare. Non sono contrario alla globalizzazione, ma quella che abbiamo vissuto finora è solo la globalizzazione dei mercati. In questi anni la classe media nel mondo è cresciuta del 2%; la finanza dieci volte di più. Dobbiamo rimettere al centro del pensiero l’essere umano».

All’incontro ha partecipato anche l’ambasciatore della Bolivia in Italia, Carlos Aparicio Vedia (nella foto sopra a destra), il quale ha ricordato che Pepe Mujica rappresenta uno dei Capi di Stato progressisti dei Paesi dell’America centromeridionale che, nel recente passato, hanno cambiato il volto delle loro nazioni, dopo anni di dittature e di sofferenze per le popolazioni più povere. «Il nostro Paese – ha detto il diplomatico boliviano – è un esempio di questo progresso. Abbiamo 36 nazionalità rappresentante nel nostro Stato, che ora sono state tutte riconosciute dalla Costituzione, tanto che la Bolivia ora si chiama “Stato plurinazionale”. E la metà di tutti i funzionari pubblici sono donne. Grazie a Presidenti come Mujica, ora quando si parla di America nel mondo non si intende più riferirsi solo al nord del continente: anche gli Stati centro-meridionali hanno la loro dignità».

Presente anche la consigliera regionale Marta Bonafoni (nella foto sopra a sinistra), la quale ha annunciato che l’Assemblea della Pisana «esaminerà una proposta di legge regionale sulla riconversione ecologica e sociale del sistema economico».

Il sindaco di Grottaferrata, Luciano Andreotti (nella foto a destra), ha portato il saluto della città all’illustre ospite al termine della serata.

Di Stefania Basile

Sono nata nel 1977 all'estremità meridionale della Calabria tirrenica, nella città di Palmi, che si affaccia sullo stretto di Messina e sulle splendide isole Eolie. Amo le mie origini e Roma, la città dove vivo per motivi professionali. Come diceva la grande Mia Martini: «il carattere dei calabresi a me piace moltissimo. Possiamo sembrare testardi, un po' duri, troppo decisi. In realtà siamo delle rocce, abbiamo una grande voglia di lavorare e di vivere. Io non sono di origine, io sono proprio calabrese!».