Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi

Il Parlamento, un’assemblea “pletorica, inutile e dannosa”, l’opposizione giudicata “non necessaria per fare le riforme,” una magistratura dominata dalle toghe rosse, queste le parole del Premier. La democrazia, la possibilità che la minoranza e il Parlamento possano incidere sul futuro del paese, vittima degli attacchi di Berlusconi

Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconidi Andrea Aidala
aaidala@lacittametropolitana.it

Roma, lunedì 25 maggio 2009 – “Sto veramente pensando a un disegno di legge di iniziativa popolare per diminuire a 300 il numero dei deputati e a 150 il numero dei senatori”, parola del premier. Un’iniziativa lodevole da tanti decantata in campagna elettorale e sempre riposta in cantina il giorno dopo le consultazioni, ma questa volta pare sia diverso. Berlusconi, stanco di combattere contro un’assemblea parlamentare “pletorica, inutile e dannosa” ha deciso di tagliare i seggi a deputati e senatori. Le motivazioni sono le solite, tempi  troppo lunghi per approvare una legge e un’opposizione che, sempre secondo il cavaliere, “non è necessaria, non è indispensabile per fare le riforme”.

Insomma finiamola col perder tempo, bisogna decidere, basta discutere! Sarcasmo a parte, la democrazia nel nostro paese non può che tremare all’onda di queste dichiarazioni del Presidente del Consiglio. Negare il ruolo del Parlamento, sede rappresentativa del volere del popolo, considerarlo mero esecutore dell’esigenze di Governo, significa uccidere la democrazia, ovvero la libertà. E’ vero, ridurre il numero dei parlamentari insieme alla loro troppa esosa retribuzione, di certo rappresenterebbe una risposta onesta all’arrancare del belpaese e semplificherebbe i lavori in aula, ma escludere l’opposizione significherebbe regime.

Inscritti nel libro nero del premier non ci sono solo “comunisti” di Montecitorio, ma anche quelli delle aule di tribunale. La sentenza Mills ha ridato vigore all’ira di Berlusconi contro giudici e magistrati.
Ricordiamo i fatti.
Il dottor Mills è stato condannato per corruzione in atti giudiziari a quattro anni e sei mesi di reclusione dal Tribunale di Milano. L’avvocato nel luglio del 2004 aveva confessato di aver ricevuto 600 mila dollari dal gruppo Fininvest per mentire ai processi che vedevano alla sbarra il cavaliere in particolare, quelli riguardanti il caso All Iberian e le tangenti alla Guardia di Finanza. Poco tempo dopo l’avvocato ha parzialmente ritrattato la sua versione dei fatti, ma questo non gli ha evitato la condanna. Anche se il Presidente del Consiglio, grazie al famoso e altrettanto contestato Lodo Alfano che prevede la sospensione dei processi penali per le quattro più alte cariche dello Stato (provvedimento approvato in tempi rapidissimi), è rimasto fuori dal processo, la condanna all’avvocato Mills pende come una spada di Damocle sulla sua testa, poiché se, secondo i giudici, l’avvocato è il corrotto il corruttore è proprio Silvio Berlusconi.

L’opposizione unanime ha invitato il Presidente del Consiglio a dimettersi e affrontare il processo come un comune cittadino, ma stenta a trovare unità d’azione, tra l’altro promossa dal Partito democratico, contro quello che viene da loro stessi definito “un attacco alle prerogative del Parlamento”. L’incontro proposto dal Pd ha ricevuto un secco No dall’Idv che propone di presentare mozione di sfiducia, e dall’Udc che ritiene di non poter aprire alcuna collaborazione con i democratici in piena campagna elettorale a causa del sostegno che il Partito Democratico ha manifestato per il referendum.

Stando così le cose, sarebbe auspicabile che alle promesse di riforma dell’assetto costituzionale dello Stato, sostenute dal Premier, non seguissero i fatti.