Padova, 31 marzo 2015 – La città di Padova presenta fino al 31 maggio 2015 Questa è guerra! 100 anni di conflitti messi a fuoco dalla fotografia. Un’esposizione che ben si sposa purtroppo con il “rischioso” periodo storico che buona parte del mondo sta vivendo in questo momento. Curata da Walter Guadagnini, la mostra allestita all’interno del Palazzo del Monte della Pietà, raccoglie per la prima volta in Italia ben oltre 350 immagini scattate dai più importanti fotografi del genere: Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, August Sander, William Eugene Smith, Margaret Bourke-White, Ernst Haas, Evgenij Chaldej, Don McCullin, Eve Arnold, Philip Jones Griffiths, Richard Mosse. Attimi che testimoniano e raccontano al grande pubblico 100 anni di guerre che prendono il via per l’occasione dal centenario della Prima Guerra Mondiale (1915-1918). Sono moltissimi i capolavori presenti e che da anni sono ormai entrati nella storia e nell’immaginario collettivo, quali ad esempio il Miliziano colpito a morte ripreso durante la Guerra Civile Spagnola o l’innalzamento della bandiera sovietica sul Palazzo del Reichstag a Berlino al termine della Seconda Guerra Mondiale. Ma la particolarità di questo evento è anche la presenza di momenti che riguardano non solo i soldati ma anche, e soprattutto, i civili. Quanto le loro abitudini e le loro vite siano stravolte, oltre alle conseguenze che ricadono sulla popolazione a causa dei conflitti.

Ed è qui che troviamo gli scatti di Anna Maria Borghese, una nobildonna, crocerossina e fotografa che ritrae, durante il primo conflitto mondiale, foto di partigiani italiani sorridenti e quelle dei reduci che rientrano in una Vienna distrutta dai bombardamenti. Dalle stereoscopie degli inizi del Novecento, alle immagini satellitari della contemporaneità, fino alle bellissime e drammatiche immagini della bomba atomica sganciata su Hiroshima. Presenti scatti dedicati agli esperimenti nucleari, le donne algerine fotografate da Marc Garanger, la Guerra del Vietnam narrata tra realtà e ricostruzione e la Beirut distrutta ripresa da un maestro come Gabriele Basilico. Il percorso si conclude con una vetrina dedicata dalle odierne guerre in Afghanistan fino all’Ucraina. Un modo diverso, un’informazione diversa per capire e ricordare cosa vuol dire veramente vivere in stato di guerra. Senza i filtri della televisione e senza internet, le fotografie hanno sostituito il racconto che prima si faceva attraverso la pittura. E’ l’obiettivo del fotografo. Il suo unico e personale punto di vista che guida e fa scoprire quel particolare che, sfuggito ad un comune mortale, obbliga lo spettatore a fermarsi e riflettere.