Roma 12 ottobre 2013 – “Ѐ stato un buon amico e un grande e coraggiosissimo fotografo. Era talmente vivo che uno deve mettercela tutta per pensarlo morto.” Ernest Hemingway.

Considerato l’uomo che ha rivestito il fotogiornalismo di una nuova identità http://it.wikipedia.org/wiki/Robert_Capa, padre fondatore di un nuovo tipo di comunicazione per immagini, è in mostra al Museo di Roma Palazzo Braschi dal 3 ottobre 2013 al 6 gennaio 2014. Un viaggio nella memoria storica immortalata dal fotografo ungherese tra il 1943 e 1944. Una selezione di 78 fotografie scelte tra l’infinito e fortunato archivio custodito all’International Center of Photography di New York. Presenti ben settantamila foto scattate in quarant’anni di vita. Da questo incredibile patrimonio il fratello Cornell e il biografo di Capa Whelan hanno selezionato 937 foto, tra le più caratteristiche ed importanti. Un lavoro che ha portato alla creazione di tre serie identiche, le master Selection I, II e III, tutte complete di immagini conservate tra New York, Tokyo e Budapest. Il fotografo ungherese non è mai stato un soldato, ma decise di vivere gran parte della sua vita nei più terribili campi di battaglia. Dalla guerra civile spagnola alla guerra sino-giapponese, passando per la seconda guerra mondiale, la guerra arabo-israeliana del 1948 e la prima guerra d’Indocina.

robert capa palazzo braschiLa novità nel Museo di Roma Palazzo Braschi è l’utilizzo di quegli ambienti espositivi di solito destinati alle mostre temporanee. Una volta ultimati i lavori di allestimento di tutti gli spazi restaurati, ci saranno 58 sale espositive distribuite sul tre piani.
“Capa sapeva cosa cercare e cosa farne dopo averlo trovato.”- spiega John Steinbeck in occasione della pubblicazione commemorativa di alcune foto di Capa – “Sapeva, ad esempio, che non si può ritrarre la guerra, perché è soprattutto un’emozione. Ma lui è riuscito a fotografare quell’emozione conoscendola da vicino.”
E così Capa racconta la storia. Fermo immagine dell’attimo vissuto immortalato nel tempo. La resa di Palermo, la distruzione della posta centrale di Napoli o il funerale delle giovanissime vittime delle Quattro Giornate di Napoli. E ancora, vicino a Montecassino, la gente che fugge dalle montagne dove infuriano i combattimenti. E i soldati alleati, accolti a Monreale dalla gente, o in perlustrazione in campi opachi di fumo.

Settantotto fotografie nelle quali l’obiettivo di Capa mostra una guerra subita dalla gente comune in piccoli paesi uguali in tutto il mondo e ridotti in macerie. Soldati e civili vittime tutti della stessa strage. Un’esposizione importante ideata dal Museo Nazionale Ungherese di Budapest, Fratelli Alinari, Fondazione per la Storia della Fotografia, promossa da Roma Capitale dall’Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali in collaborazione con il Museo Nazionale Ungherese di Budapest, il Ministero delle Risorse Umane d’Ungheria, il Fondo Nazionale Culturale, l’Istituto Balassi – Accademia d’Ungheria a Roma e l’Ambasciata di Ungheria a Roma e organizzata da Zètema, curata da Beatrix Lengyel. Tappa successiva della mostra sarà la città di Firenze presso il MNAF, Museo Nazionale Alinari della Fotografia dal 10 gennaio al 30 marzo 2014. Organizzata in occasione dell’Anno Culturale Ungheria Italia 2013, l’evento coincide con il centenario della nascita di questo grande maestro della fotografia del XX secolo (1913–1954) e racconta con scatti in bianco e nero, il settantesimo anniversario dello sbarco degli Alleati.

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