Roma, mercoledì 5 dicembre 2012 – Fino al 16 dicembre al teatro Quirino è in scena la storia di Raymond Babbitt, diretta dalla coregia di Saverio Marconi e Gabriella Eleonori. Lo spettacolo è stato riadattato in forma teatrale da Dan Gordon nel 2008, debuttando all’Apollo Theatre di Londra. Dopo l’anteprima nazionale in Italia al Teatro dell’Aquila di Fermo, è stato in scena a Milano, Firenze e ora a Roma. Attori di grande calibro sono i protagonisti di questa storia, Lazzareschi e Bastianello, ruoli interpretati nella versione cinematografica dai divi holliwoodiani Tom Cruise e Dustin Hoffman. Marconi si trova così a reggere il confronto con il film di Barry Levinsonn (1988), vincitore di 4 premi Oscar. “la storia è la stessa del film – dice il regista – ma il fascino di questo spettacolo è l’angolazione: qui viene fuori il problema. Non è semplicemente una sceneggiatura portata a teatro, non rivediamo le stesse cose. La tematica è messa in primo piano e tutto è costruito intorno al mondo di Rain man”.

Un mondo fatto di cubi, scompartimenti, quadrati, schemi è quello inscenato sul palco del Quirino. Questa precisa, quasi maniacale divisione dello spazio sottolinea caratteri noti della mente degli autistici, come l’importanza dei dettagli o la memoria prodigiosa. Marconi esprime l’autismo, tema sul quale incentra il suo spettacolo, con una soluzione scenografica: riproduce lo specchio della mente di Raymond, un caleidoscopio di immagini confuse in un’emozionale esplosione. Le musiche del noto compositore Hans Zimmer e un’atmosfera onirica creano un rapporto empatico tra il pubblico e il protagonista, capace di esprimersi solo con poche parole monosillabiche.

Lazzareschi pronuncia infatti in scena almeno 90 “Sì”, senza colore né espressione, un’interpretazione svuotata che cede il passo a un mondo interiore più ricco di significato. “Se per interpretare Amleto devi scontrarti con una serie infinita di pensieri e emozioni che non trovano un governo totale, qui non ci sono pensieri che si possano esprimere con una struttura, non ci sono intonazioni, Raymond non guarda. E’ un lavoro a togliere, una non forma che diventa forma – spiega l’attore – Un ruolo difficile perchè chi lo interpreta ha una doppia responsabilità, quella artistica e quella etica. È stato difficile non lasciarsi cadere nell’eccessiva caratterizzazione, nel colorare troppo un personaggio che non ha colori”. I due registi e Lazzareschi hanno lavorato con persone autistiche per diversi giorni, imparando a conoscere comportamenti e reazioni. Bastianello invece, nel ruolo di Charlie, oltre alla somiglianza fisica e interpretiva con Tom Cruise, si mostra capace di delineare l’evoluzione del suo personaggio.

Rainman, tradotto in italiano “L’uomo della pioggia”, non è altro che la storpiatura del nome di Raymond da parte di un Charlie ancora bambino. Un viaggio alla scoperta del valore della diversità. Charlie rappresenta il “pubblico ignorante”, quello che non conosce la patologia e la riconduce ai soli “contorni” del disturbo. “Un approccio che muta, man mano che Charlie capisce. E’ quello che vorremmo accadesse al pubblico”, dice Marconi. Il personaggio di Raymond è ispirato a Kim Peek, colpito dalla nascita dalla “sindrome del saggio”, un’alterazione rara che si manifesta solo nel 10% delle persone autistiche. La vita di Kim cambia completamente dopo l’incontro con lo sceneggiatore Barry Morrow, che rimane colpito dalle sue capacità, tra cui memorizzare intere opere o i prefissi telefonici di tutti gli Stati Uniti. Il film che ne deriva fa nascere un’idea stereotipata di autismo: memoria per i numeri, grandi qualità mentali, incapacità di vivere una vita autonoma, soggetti a facile irritazione e testardaggine.

Parla così Marconi del suo spettacolo e delle sue aspettative: “Questo progetto teatrale vuole essere anche uno strumento di sensibilizzazione e informazione sul tema dell’autismo. Conoscevo attraverso il film la storia toccante di Raymond, ma solo grazie alla preziosa collaborazione scientifica con l’Associazione Autismo Italia e al lavoro sul personaggio ho potuto scoprire questo universo. Sono rimasto profondamente colpito dalle statistiche che indicano 2 soggetti colpiti da autismo su 1000 e mi auguro che lo spettacolo possa puntare l’attenzione sull’unicità e la complessità nelle relazioni con le persone autistiche.”

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