Due pesanti sconfitte inaugurano l’anno solare della Juventus. Basta il solo Cavani per mettere in difficoltà la difesa bianconera. Tre gol di testa da altrettanti cross dalle fasce. Senza Melo, fermato per tre turni dal giudice sportivo il centrocampo juventino non filtra e la difesa, come ad inizio stagione è sotto processo
 
 

di Massimiliano Bianconcini
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Roma, 10 gennaio 2010 – La Juventus finisce il girone di andata così come lo aveva terminato: con una sconfitta. Molto più pesante di quella subita a Bari per 1-0. Il Napoli di Mazzarri umilia i bianconeri con un secco 3-0 (tutte le reti di Cavani). La Juventus nell’anno del riscatto rimedia un solo punticino nelle ultime tre giornate. In compenso incassa 8 reti e ne realizza 3. Dopo le partite con Chievo, Parma e Napoli appare quindi ridimensionata, e di molto, la voglia di scudetto di società e tifosi. Altra analogia infausta, nella scorsa stagione l’andata si chiuse con il 3-0 subito a Milano. La Vecchia Signora è la quarta gara consecutiva che perde al San Paolo. Anche se, al di là delle apparenze e del pesante passivo, la Juventus di gioco ne ha prodotto. Ma la sfortuna non gira dalle parti di Torino di questo periodo. Quinta a pari punti con il Palermo (31), la Juventus di Delneri per il momento ha fatto peggio della tanto esecrata squadra di Ciro Ferrara (33). L’Inter di Leonardo, ad appena due distanze (29), si avvicina minacciosa. Chiude il girone invernale con 33 reti fatte (secondo miglior attacco) e 24 subite. In difesa è un ecatombe. 

Eppure se si va ad analizzare nel dettaglio la gara di Napoli, cose da salvare ce ne sono. Così come qualche attenuante generica va ascritta in favore dell’allenatore, che perso Quagliarella per tutta la stagione (4 mesi di recupero), non ha mai avuto al meglio Amauri, Iaquinta e Del Piero. In avanti il tecnico deve schierare subito, insieme ad Amauri, Luca Toni, acquisto realizzato da Marotta in tempi record (ma a Genova c’era grande voglia di darlo via), più un ripiego che una scelta ponderata. Eppure meno male che c’è, perché i due non si muovono male e le opportunità se le procurano. 3 tiri in porta per ciascuno, tra questi un gol annullato a Toni per carica al portiere. Alla moviola però appare chiaro che è De Santis a fare carica all’attaccante. Eccesso di zelo da parte dell’arbitro. Sarebbe stata la rete del pareggio, che magari non avrebbe influito sul risultato finale, ma che a livello psicologico qualcosa avrebbe cambiato. E il calcio a grandi livelli si nutre di psicologia. Il raddoppio di Cavani, sempre di testa, sempre sfruttando un cross dal fondo, arriva nel momento della reazione bianconera, subito dopo una grande parata di De Santis su Amauri, bravo a liberarsi al limite dell’area e a piazzare il tiro forte e angolato, e la rete negata. È una doccia gelata che si abbatte sulla squadra di Delneri. 

Ad inizio ripresa la Juve porta il baricentro nella metà campo avversaria, per reagire al doppio svantaggio. Gioca meglio sulle fasce e costringe spesso i laterali napoletani al fallo. Dai calci piazzati arrivano le occasioni migliori. Nel gioco aereo Toni e Amauri sovrastano la difesa avversaria, che comunque non è tra le migliori del campionato con 20 reti incassate. Proprio da una punizione dal limite arriva l’incornata dell’ex Genoa che esalta le doti di De Santis. Passano pochi minuti e una ripartenza partenopea taglia la difesa bianconera piazzata e segna la rete del 3-0. La restante mezzora è solo una lenta agonia fino al termine della gara. La Juventus non tira del tutto i remi in barca. Le statistiche finali, per quello che contano parlano chiaro. Per palle giocate (512 a 491) e supremazia territoriale (8’:46’’ a 7’:23’’) i bianconeri hanno superato i partenopei. Ma la capacità di incidere dei reparti è stata scarsa. A parte l’attacco, che il suo l’ha fatto, è mancata la forza di contrastare a centrocampo il gioco avversario. Gargano, Hamsic, Lavezzi, Maggio, Pazienza e Dossena, spesso a ruoli alternati, hanno messo sempre in difficoltà centrocampo e difesa avversaria, che ha perso le sfide sulle fasce. L’assenza di Melo si è sentita, così come quella di Sissoko, ormai in aperto contrasto con la società. Traorè, schierato fin dal primo minuto da Delneri sulla fascia sinistra, è stato un azzardo pagato caro. Il giocatore ha numeri, velocità e personalità, ma il match era troppo importante e gli avversari troppo organizzati per consentirgli una passerella di lusso. Meglio nella ripresa Grosso. Adesso si aspettano segnali dal mercato. La vera scossa alla stagione potrebbe arrivare da un paio di acquisti di spessore e dal recupero degli infortunati: Iaquinta, Martinez (che fine ha fatto?) e Buffon. Due in fondo sarebbero campioni del mondo.
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