Il Tribunale di Ancona ha arrestato alcuni indagati tra Italia e Nigeria con l’accusa di aver indotto donne nigeriane alla prostituzione, costringendole anche ad abortire con la complicità di medici italiani
di Lilly Amato
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Roma, venerdì 26 giugno 2009 – Si tratta di un’ordinanza del gip di Ancona emessa su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia: riguarda 30 indagati di nazionalità nigeriana, accusati di associazione a delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani, alla riduzione in schiavitù, nonché al favoreggiamento e allo sfruttamento della prostituzione ed altri reati. Un provvedimento è stato emesso dal gip del Tribunale di Roma nei confronti di altri quattro indagati, tra cui due medici italiani, per associazione a delinquere finalizzata all’interruzione abusiva della gravidanza. Marche, Lazio, Emilia Romagna e Lombardia, ma anche Nigeria, Spagna, Francia, Olanda, Germania, Grecia e Repubblica di San Marino sono i Paesi in cui, grazie al Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia e ad Europol, sono stati localizzati 11 indagati.
Già in aprile dello scorso anno, sono state 15 le persone arrestate su disposizione del Tribunale di Ancona, per associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Le indagini che hanno delineato il narcotraffico si sono concentrate, quindi, sulla tratta, individuando tre gruppi nigeriani, sulla fascia costiera delle Marche, attivi nello sfruttamento della prostituzione di connazionali fatte giungere illegalmente dal paese d’origine e ridotte in schiavitù con la violenza e le minacce ai familiari. Le cellule costringevano le donne a versare i soldi ottenuti con la prostituzione per estinguere il debito contratto per arrivare in Italia, nonché per le spese di vitto e alloggio. Le vittime, come scrivono i carabinieri, erano soggette a continue intimidazioni e violenze per evitarne la fuga, anche ricorrendo a riti magico-esoterici dal momento in cui venivano reclutate in Nigeria. L’accordo per giungere in Italia prevedeva l’impegno delle stesse a versare al sodalizio tra i 40.000 e i 60.000 euro, impegno sancito con la sottoposizione ai riti voodoo.
Munite di documenti contraffatti, le clandestine venivano imbarcate su aerei diretti in Olanda o in Francia, dove altri complici le accompagnavano in Italia via terra e le consegnavano per farle poi prostituire. I familiari delle donne, in Nigeria, venivano minacciati o picchiati. Alcune delle vittime sono state addirittura sottoposte a interruzioni di gravidanza, organizzate da una coppia di nigeriani a Roma con l’aiuto di due medici italiani residenti sempre a Roma, che eseguivano gli aborti clandestini nel loro appartamento o presso lo studio dei medici compiacenti, ad un costo variabile tra i 300 e i 2.500 euro. Una donna, in avanzatissimo stato di gravidanza, è stata salvata tempestivamente dai carabinieri ed inserita in un programma di assistenza che le ha consentito di portare alla luce il bambino.