Roma, martedì 29 gennaio 2013 – Roma rende omaggio ai maestri del cinema d’autore. Per la prima volta nella capitale una mostra dedicata a Vittorio De Sica, regista, sceneggiatore, attore, padre del neorealismo e della commedia italiana. In programma all’Ara Pacis dall’8 febbraio al 28 aprile, “Tutti De Sica”, è un viaggio nella vita pubblica e privata del maestro. Nato a Sora nel 1901 (muore nel 1974 a Neuilly sur Seine, vicino Parigi), da una famiglia della piccola borghesia, De Sica raggiunge il successo nel 1932 grazie al ruolo come protagonista nel film “Gli Uomini, che mascalzoni!” di Mario Camerini. Nel 1943 con la regia di “I bambini ci guardano”, De Sica firma la nuova stagione del cinema italiano. Grazie alla lunga amicizia e collaborazione con lo sceneggiatore Cesare Zavattini, nascono i capolavori del neorealismo: Sciuscià (1946), Ladri di Bicilette (1948), Ieri, oggi, domani (1963) e Il giardino dei Finzi-Contini (1972). Queste pellicole non solo vincono 4 premi Oscar, ma consacrano De Sica nella storia del cinema mondiale.

La mostra, promossa da Roma Capitale e prodotta dalla Cineteca di Bologna e da Zètema, è stata ideata da Equa di Camilla Morabito, grazie alla collaborazione dei due figli Manuel e Christian (nati dal matrimonio con Maria Mercader) e ad Emi (primogenita avuta da Giuditta Rissone). “Il Paese ha la memoria corta, ma il pubblico non ha dimenticato De Sica – spiega Christian, il secondogenito del regista -. Riceviamo tante lettere e su Internet si parla sempre di Vittorio e dei suoi film. La gente non ha smesso di amarlo.” Attraverso documenti d’epoca, fotografie scattate fuori e dentro dal set e sequenze celebri dei suoi film, si svelano le due profonde anime di un regista, attore e autore del popolo. “Sapeva mettere la bontà dentro una storia. Credo sia una dote innata – spiega il figlio Christian, oggi 62 anni – Visconti aveva un grande senso dell’eleganza, Rosi lo sguardo del giornalista, papà sapeva dosare la pietas”.

Un’occasione unica, specie per il giovane pubblico, per conoscere un mito del cinema italiano e una corrente cinematografica al tempo troppo moderna anche per la dorata Hollywood. «Quando Vittorio andò a Hollywood a cercare i soldi per “Ladri di biciclette” – spiega sempre Christian – mostrò “Sciuscià” a Chaplin, che lo gelò dicendogli: “Torni tra qualche anno, per questo genere di film noi non siamo pronti”.

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