Roma, lunedì 14 febbraio 2011 – Nelle due serate del 18 e 20 gennaio sul palco di Stazione Birra a Roma ha avuto luogolo strepitoso Vokalfest, la grande festa della musica vocale giovanile italiana. Lʼevento prodotto e organizzato annualmente dallʼAnonima Armonisti ha visto la partecipazione di diciotto gruppi, per un totale di oltre 250 coristi, di ragguardevole finezza vocale. Si tratta di giovani coristi, diplomati al Conservatorio o in rinomate scuole di musica, giunti in breve ad intraprendere unʼintensa attività concertistica. In scena un vasto repertorio che va dai canti della tradizione popolare italiana alla musica popolare afroamericana. Tra di loro spiccano artisti poliedrici di ottimo livello tecnico, tra cui i componenti dei gruppi Anonima Armonisti, Baraonna, The Session Voices, i direttori dʼOrchestra Daniele Cacciani, Lorena Morsilli, Fabrizio Barchi, Marco Schunnach, Vito Caporale e Dodo Versino. Il gruppo Anonima Armonisti è quel settetto vocale maschile a cappella, fondato nel 2003 da quel geniaccio fantasista ventinovenne di Dodo Versino. I componenti del gruppo vocale entrano sul palco, uno alla volta, mentre il beatbox Alien dee riproduce con il solo ausilio della voce un suggestivo sottofondo musicale di batteria. Aprono la scena con un ritmato brano blues anni Cinquanta, “Hound Dog” scritto da J. Leiber e M. Stoller e reso celebre da Elvis Presley. Interpretano il brano secondo l’originale rielaborazione del gruppo vocale statunitense Rockapella. Esordiscono in modo spiritoso con accelerazioni nel ritmo ed inframmezzi a base di gorgheggio vocale. Eseguono poi “Dolcenera”, la ballata melanconica di un amore non corrisposto scritta da Fabrizio de Andrè nel 1996, che può essere considerata come la metafora generale del vivere dei poveri nel pericolo e nellʼincertezza. Il tutto viene interpretato egregiamente con contrasti dinamici, in cui si assiste alla contrapposizione tra una singola voce ed lo stacco forte ed improvviso di tutta lʼorchestra vocale, per creare coinvolgimento e dare teatralità al brano. Successivamente il gruppo omaggia il palco con uno dei suoi cavalli di battaglia, “I Gotta feeling”, un brano hip hop dei Black Eyed Peas, e scoppia in sala un tripudio di applausi. Proseguono con il medley “Antica Schizofrenia del Corso” in cui vengono velocizzati e poi rallentati brani famosi del repertorio classico per trasformarli in fresca versione personalizzata. Partono dalla marcia turca di Mozart, inframmezzandola con pause e gag ad effetto comico, per poi proseguire con lʼinno dei bersaglieri, la marcia nunziale, e terminare con una musica per bambini quasi da base musicale di cartone animato, in cui Simone Moraldi canta con lo spassoso timbro vocale del gatto. I sette artisti, diretti da Dodo, si cimentano con disinvoltura in un repertorio che spazia tra soul, pop, rock, lirica e tanto altro. E’ un gruppo con molto Groove, sprizza entusiasmo da tutti i pori ed improvvisa esplosive gag comiche a riempire cambi di scena realizzando dei veri e propri frammenti di cabaret. Ecco i talentuosi elementi: Alien dee beatbox di fama internazionale, ideatore di nuove tecniche ritmiche e di modulazione vocale; Simone Moraldi, cantante e chitarrista Country; Jacopo Romei, ingegnere appassionato di Soul; Gabriele DʼAngelo, cantante professionista Rhythm & Blues; Sergio Lo Gatto, artista specializzato in sonorità Folk; Fernando Tofani, artista con la passione per canti a Cappella; Dodo Versino, fondatore e direttore del coro.

I Baraonna sono quel carismatico quartetto vocale misto, diretto da Vito Caporale. Nella performance spiccano due canzoni della tradizione popolare napoletana, “O sole mio” ed “O saracino” eseguite entrambe con voce calda in stile Jazz, ad ottima intonazione e fraseggio. Il quartetto le canta magistralmente in modo affatto scontato, riversando in esse entusiasmo e virtuosismi vocali, e riuscendo, cosa non facile, al di là delle contaminazioni con altri generi musicali, a conservare il vero sapore della canzone napoletana. Il gruppo, dotato di una buona dose di solarità e di simpatia, ha uno stile musicale proprio ed anticonvenzionale, derivante da un mix tra raffinate sonorità Jazz e Swing, con Pop partenopeo e ritmiche Funky. Si tratta di un’apprezzabile combinazione di voci, che seppur indipendenti dal punto di vista melodico e ritmico, risultano ben calibrate assieme dal punto di vista armonico. I Baraonna sono divenuti famosi grazie alla partecipazione nel 1994 al Festival di Sanremo, con una canzone che vinse il Premio per il Miglior Arrangiamento ed il Premio della Critica. Vito Caporale è stato definito, da Dodo Versino, l’organizzatore del festival, “il deus ex machina della musica vocale degli ultimi venti anni”. I performer sono: Vito Caporale, Delio Caporale, Anna Oleandro, Daphne Nisi. Il gruppo ha collaborato con molti voti noti dello spettacolo, tra cui Claudio Baglioni, Renato Zero, Riccardo Cocciante, Renzo Arbore, Renato Carosone.

The Session Voices è quel coro vocale femminile, carico di emozionalità, diretto dal 2006 da Laura ZogaroS Montanari. Le otto donne del coro, in veste bianca, entrano in scena a passo lento, quasi danzante con un ondeggiare composto che esprime dignità. Le performer cantano con grazia disarmante Mahk Jchi – Lo spirito del vento – un brano tradizionale dei nativi d’America: “Canto al ritmo del tamburo in accordo col ritmo del cuore…”. Il gruppo The Session Voices, ripropone lo spirito più genuino della musica popolare americana, uno spirito vigile in cui risuona la protesta delle varie componenti etnico-culturali del vasto territorio americano. Il canto ispirato e struggente del Gospel si unisce ad un pensiero di lotta contro le ingiustizie sociali, a livello planetario. Lʼintento è quello di favorire la creazione di un ponte tra le emozioni di ogni gruppo sociale in qualunque parte del mondo. Ciò che contraddistingue The Session Voices è il particolare approccio alla performance intesa come evento sociale rituale: un atto artistico a base di mimica, voce e gestualità corporale che intende infondere nel pubblico quella particolare partecipazione emotiva insita nello spirito popolare afroamericano. Il gruppo canta il trascinante Spiritual “O Mary Don’t You Weep” un pezzo famosissimo composto prima della guerra civile americana (Slave song). Gli Spiritual sono canti popolari realizzati senza accompagnamento musicale da una o più voci, in essi i testi sono a forte contenuto sociale ed il canto ha una dimensione sentitamente comunitaria. La canzone narra del passaggio del Mar Rosso da parte degli ebrei, inseguiti dallʼesercito del Faraone: la liberazione degli ebrei dallʼesercito egiziano simboleggia la liberazione degli schiavi neri dai padroni bianchi. Questo pezzo, la cui prima registrazione risale al 1915 ad opera del gruppo “Fisk Jubilee Singers”, divenne famoso durante la battaglia per la conquista dei diritti civili degli anni Cinquanta. The Session Voices presenta “Graces (dropping again)” un brano composto dalla direttrice del coro Laura ZogaroS Montanari. Si tratta di un vibrante pezzo Soul che dà risalto alle singole voci. Eʼ interpretato in modo singolare, battendo le mani in uno stile che richiama il Ring Shout, quel particolare tipo di danza appena accennata, che ballavano ai primi del ʻ900 gli schiavi d’America. Ad essi, durante le funzioni religiose era proibito danzare, per questo motivo nel Ring Shout era la parte alta del corpo ad ondeggiare maggiormente, mentre veniva attuato un lieve trascinamento dei piedi, senza incrociare le gambe, per non dare a vedere che si trattasse di una danza. Il coro di finissime voci, perfettamente bilanciate, è composto da Teura Cenci, Vahimiti Cenci, Valentina Certelli, Chiara Cortez, Laura Lala, Laura ZogaroS Montanari, Daphne Nisi, Sara Sileo. Alla chitarra: Emanuele Jorma Gasperi; Batterista: Gianluca Palmieri.

Coro Junior: Eʼ quel coro misto a cappella, composto da una ventina di giovani, che deriva da un gruppo vocale più vasto originato nel 1976 da Don Gino, Parroco di Vitinia. Eʼ lì che il Coro prende corpo, si cimenta in repertori difficili, per poi dar luogo a numerosi concerti a base di musica pop. Il direttore del coro, Daniele Cacciani, artista di provata esperienza, nel dare inizio alla performance, gioca col pubblico presentandosi in modo scherzoso, con una cravatta lungo le spalle, indossata al contrario. Il coro di giovani vibranti voci si cimenta con la famosa canzone “Adiemus” (Noi ci avvicineremo) scritta in lingua gaelica dal compositore britannico Karl Jenkins nel 1995, la cui versione originale è stata lanciata dalla celebre cantante Miriam Stockley. Si tratta di un pezzo vocale delicato molto suggestivo, il testo è composto sulla base di un linguaggio fonetico privo di significato, con il solo fine di ottenere determinate sonorità per creare una particolare atmosfera emotiva. La parola diventa uno strumento, un canto che prende vita nel coro, per celebrare lʼinarrestabile forza della natura (del divino) priva di confini spaziotemporali. Il Coro Junior esegue poi con grande intensità “Aya ngena” (Il ritmo della vita), un canto che trae origine dallʼantica tradizione orale sud africana. Si tratta di un brano divenuto famoso come inno alla libertà dei movimenti anti Apartheid e poi ripreso dalle comunità ecclesiastiche di tutto il mondo per portare un messaggio di pace.

Coro Eufonia: Il Coro Eufonia di Frascati, diretto dallʼartista di grande esperienza Lorena Morsilli, è composto da una ventina di empatici ragazzi tra i 16 ed i 26 anni. Il gruppo partecipa a svariate manifestazioni concertistiche e si cimenta in un vasto repertorio che spazia dalla musica antica a quella contemporanea. Il giovane coro canta, in modo quasi celestiale, la canzone “La pulce dʼacqua” del celebre cantautore Angelo Branduardi, e ci trascina dʼun tratto nellʼatmosfera intrisa di miti e spiritualità di un villaggio degli indiani dʼAmerica. Questa canzone fu ispirata, infatti, ad unʼantica leggenda dei pellerossa indiani. Nella cultura indiana, densa di animismo, vi è lʼattribuzione di un principio vitale (anima) a tutti i fenomeni naturali, viventi od inanimati. In essa la malattia può esser generata da sé stessi per non aver rispettato la natura – nella canzone di Branduardi lʼuomo si ammala per aver schiacciato la pulce-. Gli Eufonia eseguono, in modo grandemente ispirato, anche il ritmato Spiritual “Iʼm gonna sing”, “Io canterò quando lo spirito mi dirà di cantare ed obbedirò allo Spirito del Signore”. Si tratta di un canto di giubilo al Signore, infatti negli Spiritual afro-americani le liturgie hanno lo scopo di dare allo Spirito la possibilità di invadere il corpo dei fedeli, per elevare la loro anima. Una curiosità, il nome del gruppo deriva dal termine greco Eufonia che indica la piacevole sensazione prodotta dallʼascolto di un suono.

Coro Cantering: Eʼ diretto dal versatile ventinovenne Dodo Versino. Il gruppo corale Cantering, protagonista di una ragguardevole attività concertistica, nasce nel 2006, interpreta canzoni di tradizione popolare italiana e di altri paesi del mondo, ed allʼoggi si compone di 85 elementi. Il vocalist Jacopo Romei li introduce dicendo: “Questo coro sta alla musica corale come le bettole del Jazz anni Venti stanno al Jazz odierno un poʼ più chic. Si riunisce tutte le settimane in un luogo discutibile…un tugurio”. Ed il pubblico scatta in una risata prorompente. Romei prosegue dicendo: “Se vi recate ad ascoltarlo durante le prove e chiudete gli occhi potrete immaginare di trovarvi sulle Ande tra camosci e stelle alpine, se aprite gli occhi in realtà…un tugurio”. Entra sul palco una gran quantità di giovani performer che inizia a cantare abilmente “Sai nen perché” un brano popolare degli alpini piemontesi, inframmezzato dalle gag del direttore del coro, lʼinfaticabile Dodo. Il gruppo esegue poi, con convinzione nellʼintonazione e nel vibrato, “Belle rose du printemps” un brano della tradizione popolare valdostana. Il coro canta teatralmente “Viva lʼAmor” un brano popolare veneto che Dodo dichiara essere una riflessione sullʼeccessivo protrarsi di alcune relazioni matrimoniali. Lʼensemble esegue in modo magistrale, come se i coristi fossero unʼunica cassa di risonanza, “I briganti”, un brano popolare lucano dellʼ800, rielaborato da Versino e Gianpasquale. Il pezzo ci cala in un istante nellʼatmosfera del Brigantaggio, quando in pieno Risorgimento la gente protestava per fame contro tutto e tutti, indifferentemente contro i Borbone, gli ultimi sovrani del regno meridionale dʼItalia, e contro i Savoia, che ne conquistarono il regno.

Coro Giovanile IRIDE: Si tratta del coro diretto da Fabrizio Barchi, composto da una trentina di studenti tra liceali ed universitari, che si caratterizza per ragguardevole puntualità in tempi e volumi. Dodo dichiara: “Il direttore del Coro Iride, Fabrizio Barchi, è il genio dei nostri canti regionali corali, è un elemento che dove pone mano riesce a trasformare una mandria in un coro che vince concorsi a livello internazionale”. Lʼensemble esegue “Sagastipean”, brano di sicuro impatto emotivo – composto nel 1990 dal musicista spagnolo Javier Busto -. Il testo narra di un uomo che dorme tranquillo fino a quando il suo sogno diventa una danza. Nella danza lʼuomo coglie infelicità del suo cuore, quando finalmente una bella melodia lo riconduce al sogno. Il coro esegue la bellissima “That Lonesome Road” (Solo qualche strada) un brano scritto dal cantautore statunitense James Taylor nel 1981, e rielaborato da S.Carrington. “Passeggiare lungo quella strada solitaria…se avessi smesso di ascoltare…se avessi raffreddato la mia testa e scaldato il cuore, non sarei su questa strada stanotte”. Il coro passa alle note celestiali di “And so it goes” (E così va) canzone melanconica scritta dal compositore statunitense Billy Joel nel 1989: “In ogni cuore cʼè una stanza…per guarire le ferite degli amanti del passato” Lʼensemble si è esibito in importanti manifestazioni: incontri con Papa Wojtyla, con lʼex Presidente della Repubblica, C.A.Ciampi, concerti in Campidoglio, etc. Il coro, il cui repertorio spazia tra lo Spiritual ed il Pop, svolge unʼintensa attività concertistica. Attua frequenti collaborazioni con il Coro Musicanova e per importanti produzioni per coro ed orchestra. Fabrizio Barchi, il direttore del coro, ha studiato presso il Pontificio Istituto di Musica Sacra di Roma sotto la guida dei più grandi maestri del nostro tempo come Armando Renzi e R. Baratta.

Coro Notevolmente: Eʼ il Coro misto a cappella diretto dal 2004 dallʼabilissimo Marco Schunnach. Eʼ composto da una ventina di elementi diplomati al Conservatorio o in Scuole di Musica e da ex coristi di altri prestigiosi cori polifonici. Il repertorio è vario: spazia dal canto popolare alla musica sacra, dallo spiritual al pop. Il coro esegue con bravura “Iʼll be there for you” (Sarò lì per te) un brano del gruppo musicale statunitense Rembrandts del 1995 – colonna sonora della sitcom Friends. Poi in modo ispirato esegue “This little light of mine” (Questa mia piccola luce) uno spiritual “canto di testimonianza” basato sulle parole di Gesù “Voi siete la luce del mondo. Questo Spiritual veniva spesso cantato dalla attivista Fannie Lou Hamer, che si batteva per la conquista dei diritti civili negli anni sessanta. Il coro si è esibito nei maggiori Auditorium romani ed ha partecipato a suggestivi concerti, ai Mercati di Traiano nel 2009 e nell’Aula Magna dell’Università “La Sapienza” nel 2010, ed a molte trasmissioni televisive e radiofoniche.

Gruppo vocale KEA: Eʼ quel quintetto vocale misto, di recente formazione, diretto dal fortissimo Vito Caporale. Lʼintento di Vito è quello di portare una ventata di novità sui palchi italiani, con giovani dalle spiccate capacità teatrali. I componenti del gruppo, reduci da X Factor, sono: Claudio Zanelli (tenore), Domenica Di Sanzo (soprano), Simone Cocciglia (baritono), Elisa Franchi (soprano) e Lorenzo Marte Menicucci (basso). I ragazzi del gruppo sono tutti diplomati allʼ accademia di recitazione Corrado Pani di Roma. Il quintetto unisce il canto con l´interpretazione per ottenere un effetto comico-teatrale che fornisca maggiore spessore allo spettacolo. LʼAnonima Armonisti effettua una spiritosa presentazione del gruppo per riempire il cambio di scena, mentre i KEA si fanno attendere sul palco. Dodo Versino chiede a Sergio Lo Gatto di presentare il gruppo in alfabeto cirillico, e Lo Gatto esordisce in stile medioevale: “KEA applauso grande, attendiamo repertorio loro…”, mentre il pubblico divertito esplode in una gran risata. Entrano in scena quattro degli elementi del gruppo vocale KEA, sul sottofondo musicale di Superquark, “Aria sulla quarta corda” di J.S.Bach nella versione dei francesi The Swingle Singers. Una voce fuori campo recita: “ Il gruppo KEA è composto da 5 esemplari di cantanti ed attori che si distinguono per razza vocale. Provengono da habitat diversi, ma durante la stagione degli amori, si riuniscono per armonizzare la loro passione…Conducono stile di vita nomade, si nutrono di pizza fredda, sono innocui e basta un applauso per farli diventare docili”. Balza sulla scena il quinto componente dei KEA, Lorenzo Marte Menicucci, che si qualifica come Piero Angela, creando un senso di ilarità generale. Il gruppo vocale esegue “E se domani” di Mina rielaborata in modo particolare da V.Caporale, con voci Jazz su ritmo Reggae. I performers mentre cantano realizzano un balletto spiritoso in stile Carosello di una volta, inframmezzando il tutto con pause e boutade. Eseguono poi “Hot & Cold” (Caldo e freddo) della giovanissima cantautrice statunitense Katy Perry, divenuta hit mondiale nel 2008. La canzone dice: “Tu cambi idea come un cambio dʼabito…dovrei sapere che non sei giusto per me!” Con questo pezzo ritmato, rielaborato dal direttore del coro, il gruppo effettua una spiritosa presentazione di sé stesso, con pause e riprese del canto in stile cabarettistico. Successivamente Menicucci annuncia un pezzo scritto dal gruppo ed invece balza fuori la cover di “O sole mio”, anche se rielaborata in stile Jazz da Vito Caporale. Cocciglia la esegue con voce baritonale, poi il ritmo si velocizza per giungere ad unʼallegra parodia della canzone napoletana tradizionale. Alla fine Menicucci canta con la voce di Vasco Rossi: “O sole mio sta in fronte a te…non ve lʼaspettavate è!” Il gruppo si cimenta poi con “Mama who bore me” (Mamma che mi portava), un brano tratto dal famosissimo musical di Broadway Spring Awakening (2006) con musiche e testi del compositore D.Sheik e del poeta S.Sater. La canzone, parla di unʼadolescente tedesca della fine dellʼ800, alle prese con lʼipocrisia degli adulti, in una cultura dominante prodiga di imposizioni e priva di spiegazioni. In questo pezzo rielaborato dal maestro Vito Caporale in ritmato stile R&B, ogni vocalist del gruppo ha la possibilità di mostrare le proprie doti canore in piccoli virtuosismi da solista, per unʼesibizione che esprime bravura, freschezza e divertimento. Serate strepitose e scoppiettanti…è proprio vero la musica è un varco verso altri mondi.

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