Roma, lunedì 5 dicembre 2011 – La speranza di recuperare delle esistenze atrofizzate e lacerate da una vita non sempre giusta sta proprio nella possibilità di scegliere. È questo il messaggio che Stefano Mondini, conosciuto ai più come il doppiatore di grandi attori americani, vuole trasmettere. E lo fa regalando a otto donne un testo pregno di significati. In un carcere di minima sicurezza sei ragazze spettacolo sono infatti rimaste schiacciate da ciò che le circonda, si sono fatte coinvolgere completamente dalla brutalità delle dinamiche delle gang, dal mostro della droga e addirittura dalla violenza subita ma anche inflitta. Queste ragazze sono delle “delinquenti” costrette a stare tra le mura di un carcere che non dà possibilità di redenzione, non provoca il tanto sperato pentimento verso ciò che si è commesso ma, anzi, triplica le inimicizie e le rivalità razziali.

Finalmente arriva Beth, “l’irlandese” che, con la sua  sofferenza, con il suo vissuto fatto di guerre e un tragico lutto, riesce col dialogo, col rispetto, ma soprattutto con la semplice trasmissione di conoscenze elementari, a far capire alle giovani donne che non sono dei mostri ma delle persone, delle meravigliose persone in grado di amare e farsi rispettare senza usare un coltello. La loro arma vera, cerca di dimostrare questa educatrice che porta avanti un programma di recupero,  è la loro intelligenza, la loro curiosità, la cultura, non solo quella che viene dai libri, ma anche quella attraverso la quale si analizzano le persone per ciò che sono intimamente, non per il colore della pelle o la gang di quartiere a cui appartengono.

Per arrivare a questo processo conoscitivo del mondo e ad un’apertura verso i “mondi” degli altri, ci deveessere una forza interiore, una molla che porta a compiere quel click che stravolge l’ordine delle cose. L’input delle ragazze è la danza, quella Hip-hop, quella delle sfide di quartiere della periferia di Los Angeles usata, fino a quel momento, solo come arma di sfida. Ora invece quella danza diventa collante, diventa un modo per comprendere che tra loro, americane e ispaniche, non c’è alcuna differenza. Lo spettacolo, che inaugura il cartellone dell’Accènto Teatro, è reso vivo proprio da queste coreografie. Balli, curati da Alessio Marchini e Francesca Lastella, che trasmettono concretamente un’energia palpabile sin dalla prima scena. Beth, interpretata in modo commuovente da Sabrina Durante e ben affiancata da Maria Teresa Pintus, accompagna la metamorfosi delle fanciulle con un trasporto crescente. Le ragazze, dunque, da essere femmine indomabili diventano donne solari e mature. Interessante di questo spettacolo è il modo in cui è raccontato il mutamento delle protagoniste: un processo lento ma pieno di picchi emozionali molto forti descritti in maniera realistica e molto delicata. La vivacità delle ragazze e la loro capacità di sostenere lo sguardo fiero sui loro visi puliti e freschi, è prova per loro di grande talento.

Un lavoro che, nel raccontare una semplice storia. solleva mille tematiche. Per questo comunica più di ciò che si vede sul palco grazie alla naturalezza delle attrici che lo interpretano e grazie alle scelte di regia.   Stefano Mondini ha scelto di dar voce alle donne e farle esprimere a pieno, partendo dalle loro riflessioni fino alla piena espressione corporea. Come lui stesso scrive nelle note dell’autore:  “Sono sempre stato molto affascinato dalla musica Hip-hop e dal modo in cui è stata introdotta in molti film americani per ragazzi. Ho sempre voluto lavorare con questo tipo di musica, l’ideazione di questa storia mi ha permesso di farlo. Ho scelto l’ambientazione del carcere perché si sposava bene con la mia idea di raccontare un tipo di realtà così estrema e sofferta”. La libertà passa per l’autoanalisi, per una scoperta di sè e del mondo che porta inevitabilmente alla possibilità di scegliere la propria esistenza, senza farsi schiacciare dalle sue dinamiche. Lo spettacolo sarà in scena fino all’11 dicembre al teatro Accento di Roma.
di Luisa Deiola