A pochi giorni dall’insediamento del 44° Presidente degli Stati Uniti d’America, un flash sulla suggestiva cerimonia. La speranza e la tradizione della libertà le linee guida dei prossimi quattro anni

di Serafina Cascitelli
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Roma, domenica 25 gennaio 2009 – Se non fosse stato per la fanfara festosa, sarebbe sembrato un assedio. Gli Stati Uniti d’America sono pronti ad accogliere il 44esimo Presidente. Oltre due milioni di persone erano presenti a Washington, nonostante le temperature sotto lo zero. Un enorme dispiegamento di agenti oltre alla più avanzata tecnologia sono stati messi in campo e in sette isolati tra  Campidoglio e Casa Bianca era vietato girare con ombrelli o borse e si girava solo a piedi dopo essere passati al metal detector. Si pagava un biglietto per vederlo il presidente, ma Obama non ha dimenticato i suoi elettori e così 10 dei favolosi posti del palco per gli ospiti d’onore sono stati sorteggiati tra i piccoli sostenitori della sua campagna, coloro che via internet non gli hanno donato più di 10 o 20 dollari. Polemiche sul costo dei festeggiamenti della cerimonia. Le stime non sono chiare e non si riesce affatto a conoscere la cifra esatta. Le uniche voci trapelate riguardano un finanziamento avuto, vendendo a Disney Channel i diritti di uno show per 5 milioni di dollari. Altra notizia riguarda i tipi di finanziatori: seguendo i criteri per la sua campagna elettorale, il primo presidente afroamericano non ha accettato alcun sostegno da lobby e corporation. E’questa la novità di Obama, poiché non proviene da alcuna famiglia potente che fa affari con armi o petrolio e dà all’opinione pubblica la sensazione di un cittadino quasi comune.

Alla Casa Bianca al momento dei baci presidenziali con i coniugi Bush, Michelle ha fatto dono a Laura di un piccolo pacchetto col sottofondo della banda dei Marines. Intanto il blindatissimo corteo presidenziale, seguendo un rigido protocollo, prima le mogli dei vicepresidenti, poi le first lady uscente ed entrante, seguono i vicepresidenti e infine i due grandi, è in vista del Campidoglio. Proprio sul Capitol Hill, dove si affollano personaggi del calibro di McCain, è arrivato un simbolico ospite. Ted Kennedy, sebbene malato di un tumore al cervello, è stato presente con la sua sciarpa azzurra. Il senatore fu il primo a credere nella capacità di rinnovamento di Obama e il primo a schierarsi con lui un anno fa insieme alla nipote Caroline Kennedy. Intanto la folla fremeva fino ad un tripudio di bandierine col suo volto. Lo diciamo, anche le bandierine e le magliette hanno un costo. Si sono susseguiti i discorsi della senatrice Dianne Feinstein e la preghiera del reverendo della California Rick Warren, pastore di cui si conoscono chiaramente le posizioni contro l’aborto e il matrimonio gay, questioni su cui il più aperto Obama dovrà esprimersi cercando una mediazione. Emozionata Aretha Franklin con la sua  “My country ‘tis of thee’” che ha cantato per il neopresidente.

Il primo a giurare è il vicepresidente Joe Biden e finalmente Barack Obama giura sulla Bibbia di Lincoln, non senza un piccolo incidente nella recitazione della formula da parte del giudice John Roberts. 18 minuti il primo discorso da presidente: un sentito ricordo alla tradizione della libertà americana, un appello alla speranza contro la paura per restaurare il ruolo dell’America con la giusta umiltà. Obama tocca tutti i punti dell’America «indebolita per colpa di alcune persone», dalla sanità alle scuole. Parla di un nuovo rapporto con l’Islam basato sul rispetto e infonde speranze sul Protocollo di Kyoto, visto il suo pubblico impegno a «mandare indietro lo spettro del riscaldamento globale». Obama ha dichiarato che presto l’America lascerà l’Iraq al suo popolo e ripristinerà la pace in Afghanistan. «La nostra economia ci richiede un’azione coraggiosa»: non poteva mancare un accenno alla crisi, questo momento negativo passerà, il neopresidente ci rassicura, ma certo bisogna che tutti si rimbocchino le maniche e forse occorrerà mettere in campo decisioni solo all’apparenza impopolari, ma per il bene comune. E Il mondo già si chiede se i potenti permetteranno a Barack Obama di governare secondo i suoi propri ideali.