Per il bilancio 2009 si è registrato un netto calo dei furti riguardanti beni culturali e di  scavi archeologici clandestini ma vi è stato un boom di denunce per falsificazione di opere d’arte

di Antonella Furci
redazione@lacittàmetropolitana.it

Roma, venerdì 15 gennaio 2010 – Secondo i dati riportati dall’attività operativa relativa al 2009 del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale (CC TPC) nell’anno appena trascorso sono diminuiti i furti di beni culturali e degli scavi clandestini, anche se si è registrato un  aumento di casi di falsificazioni di opere d’arte, soprattutto di quelle contemporanee. Le regioni più colpite dai furti continuano ad essere Lazio (137), Toscana (107) e Lombardia (106), mentre due soli casi si sono registrati in Molise e uno in Valle d’Aosta. Gli obiettivi più esposti alle aggressioni criminali si confermano per il 2009 luoghi di culto e privati come gli obiettivi più sensibili alle aggressioni criminali. Si registra anche la tendenza alla riduzione dei furti ai danni di istituzioni museali (-29 per cento) e quella relativa al patrimonio archivistico librario. Per quanto riguarda il fenomeno della falsificazione, l’analisi del CC TPC evidenzia l’amplissima diffusione del fenomeno soprattutto riguardo l’arte contemporanea con un sensibile incremento delle persone denunciate (57 nel 2008 e 299 lo scorso anno). Il valore dei beni culturali sequestrati nel 2009 è stimato attorno ai 165 milioni di euro, con oltre 19.043 pezzi recuperati, oltre a quasi 40 mila reperti archeologici e 15 mila beni di natura paleontologica. Ma la particolarità che ne viene fuori dal bilancio è che il 78 % delle persone coinvolte in questi commerci illegali risultano essere liberi professionisti e il 9 per cento impiegati. Si tratta, quindi non di incalliti criminali, come è usuale pensare, bensì di colletti bianchi che se non ignari, si dimostrano quanto meno non curanti dei connessi riflessi penali che rischiano di incorrere.

L’Italia è paese leader nel settore culturale e il CC TPC è considerato punto di riferimento a livello internazionale per i reparti specializzati nella tutela del patrimonio culturale. Nel corso dell’operazione sono stati rimpatriati dalla Svizzera 137 reperti archeologici provenienti da vari siti italiani anche se ne mancano ancora all’appello ben oltre 300 le cui foto sono state inserite nella banca dati delle opere da ricercare. Inoltre, grazie alla collaborazione con l’autorità doganale statunitense (Immigration and customs enforcement), sono rientrati in Italia un affresco del I secolo d.C. e un cratere corinzio a colonnette, che dopo aver girovagato per il mondo erano finiti in case d’asta americane. Anche la Numismatica archeologica costituisce un segmento di particolare rilievo insieme a libri e documenti d’archivio. Tra gli altri numeri dell’operazione giudiziaria compaiono anche 588 controlli per la tutela del paesaggio e il sequestro di 23 immobili per un valore stimato di oltre 17 milioni di euro.

Di a.furci