Roma, martedì 20 maggio 2014 – Alla fine Antonio Conte ha deciso di rispettare fino alla fine il contratto in essere con la società e di sedersi ancora per un anno sulla panchina bianconera. Non c’è stato rinnovo tra le parti. Questo preannuncia l’addio fra 12 mesi, oppure un prolungamento da concordare insieme nella seconda parte della stagione. Per il momento si hanno poche, pochissime certezze. Conte rimane, questa è una. Lo ha annunciato la società con un tweet molto stringato. Ma come sarà la fisionomia della squadra il prossimo anno ancora non è dato saperlo. Bisognerà aspettare le dichiarazioni della dirigenza e del tecnico. In queste due settimane il nodo focale della disputa è stato il rafforzamento della Juventus per affrontare, ben attrezzati, le due maggiori competizioni. Campionato e Champions League. Per l’allenatore ci vorrebbe una mezza rivoluzione per rimettere in piedi una squadra spremuta e stanca. Per la società, che ha fatto miracoli in questi tre anni sul mercato, per potenziare l’organico basterebbero due tre pedine di valore (e non è detto che debbano essere tutte dei top player). Diciamo che è più vera la seconda tesi che la prima. Questa Juventus con tre pedine di livello, il recupero di Pepe e l’inserimento di due giovani da riportare a Torino ha tutte le carte in regola per essere competitiva in Champions League e molto più che competitiva in Campionato. Se poi le pedine di valore fossero tutte dei top player la Juventus sarebbe a posto per affrontare non da comprimaria la Champions.

La tesi sostenuta da Conte invece è sembrata essere un pretesto per sollevare il polverone e creare il presupposto di un possibile, mutuo e consensuale abbandono, dopo le tante promesse d’amore pronunciate in questi anni da Marotta, che vedeva un Conte alla Ferguson. Il fatto è che non si può normalizzare un allenatore che normale non è per la smisurata ambizione di vincere e di essere protagonista. Cosa che lo ha reso vincente e ha riportato la Juventus a calcare i palcoscenici internazionali. Si potrà anche dire che la Vecchia Signora ha fallito in Europa, ma in due anni è tornata ad occupare il 16° posto del ranking Uefa e per il terzo anno consecutivo partecipa alla Champions League. Vincerla non è facile. Big come Real Madrid, Bayer Monaco, Barcellona, Chelsea, Manchester United, Manchester City, e via discorrendo, hanno la possibilità di spendere molto e di acquistare i migliori al mondo, spesso rubandoli anche al Campionato italiano, che si sta profilando un po’ come quello olandese o belga, ossia una fucina di talenti da mettere sul mercato. Ormai la dimensione della Serie A è cambiata e difficilmente potrà tornare ad essere quella degli anni 80’ e 90’. Almeno nel breve periodo. Conte però vorrebbe invertire la marcia e far tornare vincente anche la Vecchia Signora in Europa. Vorrebbe avere a disposizione 100 milioni da spendere sul mercato. Così non sarà.

Probabilmente anche lui ha capito che il grande calcio non abita più qui e da ambizioso si prepara ad andare là dove lo può trovare. L’anno che verrà sarà di transizione. Non ci sarà la spinta ossessiva per rivincere lo Scudetto, ma solo la voglia di far bene in Europa, ossia in Champions League. L’obiettivo sarà portare più avanti possibile la Juventus. Magari fino ai quarti di finale. Magari fino alle semifinali. Poi a quel punto qualsiasi cosa potrebbe accadere. Anche di rivivere la favola dell’Atletico Madrid. Nell’immediato i tifosi potranno anche tirare un sospiro di sollievo, ma il pericolo di vedere una Juve senza Conte non è sventato. Anzi aleggia nell’aria. Si può dire che sarà un distacco da preparare con lentezza durante tutto l’arco della stagione a venire. La società avrà tempo di trovare un degno successore. I tifosi di staccarsi con riconoscenza dal tecnico- capitano-condottiero, Conte di imparare meglio l’inglese (era visibile il suo imbarazzo nel parlare con Ferguson nella finale di Europa League). La transizione insomma serve a tutti.