La Convenzione sui Diritti dell’Infanzia fatica a soffiare sulla torta e la colpa non è della candelina in più. Mancano sempre risorse e se gli Stati Uniti non hanno ancora ratificato il protocollo, paesi come l’Italia non si impegnano abbastanza

di Serafina Cascitelli
redazione@lacittametropolitana.it

Roma, lunedì 23 novembre 2009 – E’ il documento più ratificato al mondo, mancano solo due Paesi: Stati Uniti e Somalia. C’è da stupirsi che lo Stato che si vanta di prendere l’incarico di proteggere ed esportare la democrazia non abbia ancora firmato la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia. Un ventennio da festeggiare? Pare di no. Impossibile dar torto ai rimproveri di associazioni come Unicef Italia, Save the Children, Action Aid, Mais onlus, per nominarne solo alcune. I regali di questo ventesimo compleanno al nostro Paese sono molti:  richiami al nostro per i tagli alla Cooperazione, per un Garante Nazionale dell’Infanzia mai davvero istituito, un Piano Nazionale d’Azione per l’Infanzia fermo ormai al 2004, senza dimenticare il mancato rifinanziamento al fondo per la lotta contro l’AIDS.

Molto di cui preoccuparsi e ben poco da festeggiare. Eppure in 20 anni la Convenzione ha segnato un profondo cambiamento della visione dell’infanzia. Era la prima volta, 20 novembre 1989, che si definiva il bambino non più solo oggetto di tutela, ma soprattutto soggetto di diritto. In quella data venivano stabiliti diritti riconosciuti sul piano internazionale: 54 articoli con valore di legge che vanno dal diritto alla salute ai concetti veramente nuovi di diritto alla privacy del bambino. Con l’aggiunta dei protocolli opzionali che si concentrano in particolare su due aspetti ancora purtroppo troppo attuali: i minori arruolati nei conflitti armati e i bambini coinvolti nei giri della prostituzione e della pornografia e le vittime di traffico illegale. In questi vent’anni si è potuto registrare un dato estremamente importante: finalmente il numero annuo dei decessi dei bambini al di sotto dei 5 anni è sceso sotto i 10 milioni, quando nel 1990 si parlava di oltre 12 milioni di morti.

L’Italia è ormai scesa agli ultimi posti tra i Paesi donatori, sembra proprio a causa delle scelte politiche dell’attuale Governo. Non è solo colpa quindi di questa ultima dura crisi mondiale. I cambiamenti climatici accentuano questa situazione di incertezza e scarsità delle risorse, causando delle competizioni e dei conflitti tra Paesi, che finiranno col mettere a repentaglio i diritti fondamentali degli adulti, quanto dei bambini. Tutto si aggrava quando si parla di risorse limitate e discriminazione di genere: il fardello di essere donne sarà sempre più pesante, perché in una famiglia povera ci si occuperà di istruire sempre prima il figlio maschio, poi se avanzano i soldi anche le sue sorelle.

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