Roma, domenica 18 dicembre 2011 – “Anche i grandi uomini si possono corrompere…l’informazione è potere” dice Leonardo Di Caprio nei panni di J.Edgar Hoover nell’ultima impresa cinematografica di Clint Eastwood. Il film il cui titolo è ‘J.Edgar’, proiettato nelle sale cinematografiche italiane dal 4 di gennaio del 2012, narra la storia di Hoover ex direttore del FBI dal 1924 al 1972. L’alto funzionario statunitense, appartenente tra le altre cose ad una potente lobby massonica, in virtù dei suoi successi ed innovazioni apportate alle tecniche investigative diviene l’uomo più potente d’America dell’epoca. Il regista fruga impietosamente nella vita di quest’uomo di spicco tanto da porne in risalto l’assenza di scrupoli ed il dispregio delle regole. Hoover pur avendo avuto il merito d’impegnarsi nel dichiarato tentativo di garantire la sicurezza del Paese, rivela un’anima oscura che lo rende responsabile di ricatti e violenze di ogni tipo perpetrate nei confronti di persone di fede comunista o di colore, impegnate nella lotta per il riconoscimento dei diritti civili e politici nel mondo.

 I dossier segreti su parlamentari, Presidenti e personaggi in vista dell’America, raccolti a cavallo tra gli anni Venti e gli anni Settanta, lo rendono inattaccabile e gli consentono di mantenere il potere per quasi cinquant’anni. Impegnato nel frenare l’ascesa del Presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy nel 1961 e del fratello Robert Kennedy, lascia che vengano uccisi il primo nel 1963 a Dallas ed il secondo nel 1968 a Los Angeles in occasione di nuove elezioni presidenziali. A J.F.Kennedy non viene perdonato il saper infervorare il popolo americano con frasi entusiasmanti: “Non chiedete cosa può fare il vostro Paese per voi, chiedete cosa voi potete fare per esso” e l’esortazione alle nazioni ad impegnarsi per debellare povertà e tirannide. Hoover edifica il suo impero attraverso la sua attività di spionaggio, col pretesto di dover contrastare i sovversivi. L’utilizzo strumentale di ricatti a personaggi in vista e di paure inculcate alle masse è volto a soffocare la benché minima scintilla di ribellione al sistema di privilegi e potere americano.

 La sua specialità è l’orientamento della pubblica opinione attraverso un’arbitraria gestione dell’informazione, giungendo persino a creare false prove a discredito di determinate personalità politiche. Ma come una beffa del destino, pur avendo edificato una fortuna sulle altrui debolezze, la sua stessa persona risulterà depositaria di vizi e segreti inconfessabili. Viene persino colto in abiti femminili in occasione di una festa in un albergo di New York. Ad Hoover in effetti si tende ad attribuire una sorta di relazione sentimentale con Clyde Tolson, suo braccio destro e vice direttore del FBI. Con Tolson nel corso della sua vita attua una stretta convivenza e non contento dispone che a questi all’atto della sua morte venga devoluta una consistente eredità. Ancor oggi, al pari di due sposi, Hoover e Tolson riposano uno accanto all’altro al cimitero del Parlamento della capitale degli Stati Uniti. In conclusione un film drammatico ad opera di un grande regista su un personaggio complesso per una vicenda dai contorni dell’attualità che potrebbe richiamare alla mente l’importanza di una smarrita quanto mai necessaria etica pubblica.

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