Roma, giovedì 19 maggio 2011 – Si potrebbe parlare di profezie che non si auto avverano, o più comunemente sfortuna. Fatto sta che ogni volta che Delneri, in conferenza stampa, ha provato ha fissare l’asticella del traguardo stagionale, questo si è dissolto lasciandogli un pugno di mosche. La sconfitta esterna contro il Parma di Ventura, imbottito di ex juventini (Giovinco, Amauri, Candreva), certifica l’uscita dalle coppe europee e il nuovo limbo a cui è costretta la squadra più scudettata d’Italia, che non riesce ad uscire dal tunnel del nonostante i miliardi spesi e le rivoluzioni che passano senza dare miglioramenti. Quando il tecnico bianconero, ormai ex senza alcun dubbio, aveva provato a dire la parola scudetto, il destino si era subito vendicato, facendolo incappare in una serie di sconfitte pesanti, la prima delle quali proprio con il Parma (all’epoca ancora allenato da Marino), dopo una serie positiva di 13 risultati utili (anche se tra questi vanno contati ben sei pareggi, cioè una perdita secca di 12 punti). Un 1-4 in casa con l’uscita di scena per rottura del legamento di Quagliarella. A seguire quindi Napoli, Palermo e Udinese, uniche note positive il pareggio con la Samp e la vittoria con il Bari. 4 punti in sei gare che allontanano la Vecchia Signora dall’alta classifica.

Le due successive vittorie con Cagliari e Inter da una parte sembrano allontanare lo spettro di Ferrara, ossia di una stanca ripetizione del Campionato precedente, dall’altra spingono il tecnico di Aquileia ad affermare che l’obiettivo della squadra è di entrare in Champions League. E qui per la seconda volta la profezia non si auto avvera. Lecce, Bologna e Milan infliggono ai bianconeri tre giornate consecutive di stop. Una dieta di zero punti appena attenuata da un fallimentare pareggio esterno con il Cesena. Gli undici 11 punti raccolti in 12 gare, spingono i bianconeri a dover colmare un gap difficile per arrivare almeno quarti e accedere ai preliminari di Champions. La panchina di Delneri non traballa, ma certo in società qualche conto comincia a non tornare. Sugli spalti invece è già da un po’ che la tifoseria rumoreggia, anche perché pareggi e sconfitte (ma anche le vittorie) non sono accompagnati almeno dal bel gioco. La squadra sembra essere sempre in costruzione. Certo i tanti infortuni hanno impedito al tecnico di operare le scelte migliori, ma anche l’avvio di stagione non è stato brillante e lì la Juventus aveva quasi tutti a disposizione. Quindi ormai si cerca di salvare il salvabile, tentando una difficile quanto disperata rincorsa al quarto posto. Brescia, Roma e Genoa danno ancora speranza, ma in alto Lazio e Udinese volano e la Roma non molla.

Il pareggio con la Fiorentina e soprattutto quello con il Catania (che recupera a Torino lo svantaggio di 2-0 in pochi minuti) mettono la parola fine ai sogni juventini, anche se la speranza matematica rimane accesa. Si tratta appunto di una speranza, di un sogno tenuto in vita dai numeri, ma che agli occhi di chi vede la squadra giocare ogni domenica capisce non avere alcuna consistenza. La Juve non c’è. Non ha gioco. Non ha carattere. Non si impone ma subisce il gioco. Mancano gli schemi brillanti di Delneri, che adesso cerca di salvare almeno la panchina per il nuovo anno, che già si intuisce essere proiettato verso una nuova rifondazione. La vittoria all’Olimpico contro la Lazio sembra essere il miglior viatico, senza contare che un piccolo spiraglio Champions si riapre avendo battuto una diretta concorrente. Delneri a questo punto è sicuro l’anno prossimo guiderà ancora la Juventus. Lo dice in conferenza stampa. È la terza profezia che non si auto avvera. In casa, con il Chiedo ad un passo dalla salvezza, la sua squadra si fa rimontare in un minuto e mezzo il vantaggio di due gol, ripiombando a -5 dalla zona Champions. Brutto gioco e brutto pareggio, che anzi poteva finire addirittura in una sonante sconfitta. Pellissier e il compagno di reparto si mangiano gol grandi come case. Qui finisce l’era Delneri. La sconfitta di domenica scorsa a Parma non conta. La società già stava pensando ad altro. E il nuovo ha il nome di Antonio Conte. Giovane (41 anni). Gradito ai tifosi. Juventino doc. Con due promozioni dalla B alla A in tre anni: Bari (2009) e Siena (2011). Non ha esperienze internazionali, da allenatore! Ma tanto la Juventus non fa le coppe.