Roma, mercoledì 23 marzo 2011 – “All’inferno si sta bene, le penne all’arrabbiata sono buone, così piccanti che ogni boccone – tra! – ‘na bestemmia!” dice un’effervescente Sergio Viglianese nei panni del diavolo, e giù fragorose risate in platea. Le luci della sala si aprono su un grande tulipano di stoffa rossa da cui, accompagnata dal suono di un coro celestiale, fuoriesce la brava Gloria Vigorita nei panni di Eva. La prima donna, al di sotto di una grande parrucca colorata sfodera un tanga mentre Viglianese nei panni del diavolo indossa una buffa calzamaglia color crema. Il diavolo travestito da serpente entra in scena e prende a saltellare sul palco, poi guardando furbescamente verso il pubblico, con aria comica, offre ad Eva frutta e verdura. L’attore striscia con le mani lungo il muro e si accosta ad esso per dare meglio l’idea del rettile. Quando Eva rifiuta tutto poiché ha le sue preferenze, lui si raggomitola su sé stesso con uno stizzoso riso maligno di disappunto. “Eva è presuntuosa” dice lui, presuntuosa come qualcun altro che oltre a dichiarare di sapere tutto si bea del fatto di essere invitato da tutti alle feste.

Al di là della metafora, il testo della commedia potrebbe alludere a qualche personaggio pubblico di nostra conoscenza, ma ci lascia sorridenti nel dubbio. Il diavolo offre ad Eva la mela e parte una canzone di Harry Belafonte dove la Vigorita dà prova delle sue indiscutibili doti di ballo accennando un Calypso. Poi nei panni di Eva canta in playback la canzone Fever resa celebre da Peggy Lee a fine anni Cinquanta: “Mi dai la febbre con i baci…che bel modo di bruciare” mentre Sergio Viglianese nei panni del serpente-diavolo le gira attorno con fare seduttivo. L’atmosfera è pimpante, tra sketch esilaranti e nonsense, quando d’improvviso Eva usando un frutto come microfono inizia a cantare Fever a ritmo latino, e fa ballare il serpente a ritmo Salsa. A parte l’ottima mimica e la verve di entrambi, l’uno completa l’altro con il proprio specifico tipo di comicità, Viglianese con battute originali e divertenti, la Vigorita con la parodia del ballo provocante ed il finto strip tease. Viglianese nei panni di uno spassoso angelo alato vestito di bianco e con tanto di scoppola in tinta, rivolgendosi al pubblico dice balbettando in romanesco: “A che serve l’angelo custode? Bisbigliare ed origliare e che so’ poteri? Allora mia suocera è un essere sovrannaturale”, e parte un tripudio di applausi.  La Vigorita si cimenta con un ballon strip tease, giungendo in sala vestita solo di palloncini color prugna. Poi veste anche i panni della sposa svitata, ballando con un pupazzo di stoffa e sfoderando un finale a sorpresa.

Quando Viglianese calza i panni del prete, partono tutta una serie di gag in cui i due si disarmano a turno vicendevolmente, opponendo l’un l’altro dei simboli. Nella parodia la pistola ed il crocifisso sono entrambe considerate armi per la difesa del proprio territorio, in riferimento probabilmente alle Crociate che per ben trecento anni affermarono la parola del Signore con metodi non proprio gentili. Il prete poi costringe la sposa svitata a svestirsi sul motivo musicale Mr Sandman in stile Jazz anni 40, del gruppo The Puppini Sisters. L’attrice protagonista roteando la mano ed ancheggiando in stile retrò, fa un ballo provocante, lanciando guanti, calze e cappellino bianco, fino a sfilarsi giarrettiera, bustino e guêpière con ritmo e maestria d’altri tempi. Nella forte ilarità generale rimane vestita solo con i pasties, due nappine di stoffa roteanti attaccate ai capezzoli ed il sotto di un costume. Bravi entrambi i partner di scena, Sergio Viglianese e Gloria Vigorita, nel saper fondere vari generi di spettacolo alla ricerca di nuovi linguaggi nel Musical. Il ritmo è divertente, dalle scenette comiche a doppio senso al finto strip tease in cui l’attrice si sveste con beffarda sensualità, fino alla parodia del mito che trascina tutto verso il gusto del paradossale. Originale l’idea di unire il burlesque al cabaret per creare nel contempo uno spettacolo bizzarro, canzonatorio e piccante, per una leggera parodia del mito della creazione. Ben venga lo stile sarcastico, dissacrante e carnevalesco se fa riflettere, al di là delle risate, sulla condizione dell’uomo nel mondo.