Al centro della politica continua a tenere testa il caso Scajola. La versione delle sorelle Papa viene confermata anche dall’architetto Zampolini. Contro il Ministro Pd, Udc e Idv, che presenta una mozione di sfiducia. Primi distinguo anche all’interno del Pdl

di Massimiliano Bianconcini
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Roma, lunedì 3 maggio 2010 – Si complica la posizione di Claudio Scajola, che vede l’attuale Ministro dello Sviluppo Economico coinvolto in un presunto giro di tangenti per l’acquisto di una casa a Roma con vista sul Colosseo. Nei giorni scorsi l’esponente del PdL si era dichiarato innocente in Consiglio dei Ministri e aveva incassato la solidarietà del Premier Berlusconi e dei colleghi di Governo. In una intervista a “Repubblica” di sabato scorso aveva ribadito la sua estraneità ai fatti. Scajola inoltre aveva rigettato la possibilità di andare a riferire in Parlamento, non essendo indagato. Ma è di oggi la notizia che l’architetto Angelo Zampolini, interrogato dai Pm di Perugia lo scorso 23 aprile, avrebbe dichiarato: "Il giorno del rogito portai gli 80 assegni circolari nel luogo in cui venne firmato l’atto", confermando così la versione delle sorelle Papa, venditrici dell’appartamento, accusate dal responsabile del Dicastero dello Sviluppo Economico di mentire. Nella mattinata di oggi i legali di Anemone sconfessano la versione di Zampolini. "Non ho dato denaro a nessuno, tanto meno ad Angelo Zampolini, e non ho contribuito ad acquistare le case di nessuno", ha detto Anemone. La smentita arriva dopo la pubblicazione dei verbali di Zampolini.

Intanto l’Italia dei Valori ha deciso di depositare una mozione di sfiducia nei confronti del Ministro Scajola. ”Quanto sta emergendo in questi giorni sulle pagine dei quotidiani nazionali sul coinvolgimento del ministro Scajola, in merito all’acquisto di immobili, è di una gravità inaudita. A prescindere dal fatto giudiziario, che va accertato nelle sedi competenti, riteniamo ci sia una grande responsabilità politica. Per questo, oggi, l’Italia dei valori ha deciso di depositare una mozione di sfiducia nei confronti del ministro Scajola e ci auguriamo che le altre forze politiche non si tirino indietro. E’ la richiesta di un’assunzione di responsabilità”. Rincara la dose il capogruppo del PD al Senato Anna Finocchiaro, secondo cui il Ministro o viene a riferire in Parlamento oppure lascia il Dicastero. “Al momento, a carico del ministro, a quanto risulta non ci sono accuse specifiche – ha dichiarato a Repubblica la senatrice Finocchiaro -. Tuttavia la scelta di non voler chiarire i fatti in Parlamento, lascia sconcertati e moltiplica i dubbi e sospetti. A questo punto, se le dettagliate ricostruzioni giornalistiche corrispondono a quel che è davvero accaduto, Scajola se ne deve andare”.

Sul fronte politico anche l’Udc chiede chiarimenti al Ministro Scajola: «Alla luce degli ultimi fatti a lui attribuiti, riteniamo che il Ministro Scajola non possa esimersi dal venire in Parlamento per un chiarimento sul suo presunto coinvolgimento nell’ambito dell’inchiesta sul G8 di L’Aquila», ha dichiarato il Presidente dei senatori Udc, Gianpiero D’Alia. Si spezza intanto il fronte di solidarietà in difesa del Ministro all’interno del Pdl. Un primo distinguo arriva dal “finiano” Fabio Granata, che si augura un «passo indietro» del Ministro», perché «chi è colpito da accuse circostanziate – tali da negare l’esistenza di un fumus persecutionis – dovrebbe fare un’autonoma riflessione politica, e anteporre alle proprie legittime aspirazioni di esercitare l’azione di governo l’opportunità di fare un passo indietro per il bene del Paese e della maggioranza stessa», ha spiegato il parlamentare in una intervista alla Stampa.