L’opera popolare ritorna nella città siciliana dopo il successo dell’estate 2002. Si chiudono oggi le cinque serate sulle note delle toccanti musiche di Riccardo Cocciante

di Lilly Amato
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Agrigento, lunedì 10 agosto 2009 – Nell’incantevole scenario del Teatro Valle dei Templi, dal 6 agosto è rappresentato lo spettacolare evento musicale Notre Dame de Paris. L’opera scritta da Luc Plamondon emoziona sempre il pubblico. Dal debutto in Francia nell’autunno 1998, sono stati ben 15 milioni gli spettatori di tutto il mondo. I protagonisti sono eccezionali attori, acrobati e ballerini. Cantanti oggi affermati come Lola Ponce e Rosalia Misseri si davano sette anni fa il cambio nel ruolo di Esmeralda; Giò Di Tonno, vincitore al Festival di Sanremo nel 2008 con Lola Ponce, è un’altra voce lanciata da questo musical. Così Matteo Setti nel ruolo di Gringoire, insieme a Mattia Inverni, Fabrizio Voghera nel ruolo di Frollo, Cristian Mini di Clopin, Heron Borelli di Febo. Il cast è in continua evoluzione: Leonardo Di Minno, Claudia Paganelli, Francesco Antimiani sono alcuni nomi.

Ma la produzione è continuamente impegnata nella selezione dei nuovi artisti, per fare in modo che Notre Dame de Paris possa sempre rinnovarsi nelle espressioni, rimanendo unica nella spettacolarizzazione. La tappa agrigentina ha riportato al sud l’opera di Cocciante. Celebre romanzo di Victor Hugo pubblicato nel 1831 all’età di 29 anni, Notre Dame de Paris fu il primo successo dello scrittore. Sul palco si intrecciano e sviluppano tematiche ancora attuali: una tribù di zingari, di cui fa parte la bella Esmeralda, vive a Parigi e precisamente alla Corte dei Miracoli, dove fra trucchi e magie stupisce la gente cercando di guadagnarsi da vivere. Fra i toni incalzanti della battaglia che portano avanti per ottenere asilo, questi chiedono di essere accolti  e non disprezzati, né allontanati o isolati.

Entra in scena col suo canto commovente il gobbo Quasimodo, che chiamano mostro e che suona le campane della cattedrale; eppure il suo animo è il più buono fra tutti. L’arcidiacono Frollo lo salvò da piccolo quando, abbandonato dai genitori, era stato portato in chiesa per esser venduto o ucciso. Si susseguono alla triste storia le ammalianti danze della zingara Esmeralda che entra nell’età dell’amore e che farà invaghire di sé persino Frollo, il quale non potendo manifestare quel che sente, decide di far rapire la fanciulla. Tuttavia, il piano fallisce grazie al bel capitano Febo di cui la ragazza si innamora perdutamente. Quasimodo viene catturato e, straziato, canta "Datemi da bere": Esmeralda è l’unica che lo disseta durante l’esecuzione.

Così mentre il gobbo si innamora autenticamente di lei, Febo, pur "bello come il sole", si rivelerà un uomo privo di sentimenti e interessato solo al bel corpo della giovane zingara. Frollo, geloso, lo ferisce alle spalle e fugge, accusando e insidiando la ragazza. Condannata all’impiccagione, sarà Quasimodo a salvarla e nasconderla in chiesa dove ha diritto d’asilo. Il gobbo soffre per l’ingiustizia del mondo che lo ha reso tanto mostruoso e colmo di un amore che non può essere ricambiato. Purtroppo la bella, ancora innamorata del suo Febo che si sposerà senza pensarla, sarà nuovamente presa e stavolta impiccata; l’unico che l’abbia veramente amata, il gobbo di Notre Dame, si lascerà morire abbracciato stretto a lei in un toccante canto d’amore, "Balla mia Esmeralda". I brani Vivere per amare, Il tempo delle Cattedrali e Bella hanno avuto enorme successo.