New York, 2 giugno 2015 -Non poteva che essere allestita nella grande mela Public Eye, la prima mostra al mondo dedicata alla fotografia e alla sua condivisione sociale negli ultimi 175 anni. Tra le sale della vecchia New York Public Library, in mezzo a grattacieli dalle altezze infinite e al rumoreggiare di turisti e taxi gialli, si snoda il lungo evento che rimane aperto al pubblico fino al 3 gennaio del 2016. Cinque milioni d’immagini per raccontare un viaggio cronologico. Ritratti, scene di vita quotidiana, rivoluzioni, cambiamenti sociali, i paesaggi italiani dei Fratelli Alinari, l’Urban Street, la selfie-mania e la sua impennata in conseguenza allo sharing, agli smartphone e all’avanzamento sempre più frenetico della tecnologia. Oggi come oggi i telefoni stanno diventando dei mini computer dalle prestazioni infinite.

Ma era davvero così diverso in passato? Questa è il concetto sul quale gli organizzatori di Public Eye hanno cercato di sviluppare la loro idea. “L’obiettivo dell’evento era ed è quello di guardare alla storia della fotografia contemporanea attraverso la lente dei social media.”- Spiega il curatore Stephen C. Pinson – “Tutti pensiamo che questa sovrabbondanza d’immagini sia un fenomeno che riguarda solo i nostri tempi. Ma se osserviamo bene il passato, la storia è sempre stata costellata da saltuari “diluvi” d’immagini.” Ogni cosa segue una sua specifica evoluzione e per riflettere bene questo concetto, gli organizzatori hanno allestito ogni sala in modo tale da approfondire in modo graduale i diversi temi trattati. Dall’hastag #publiceye per condividere su Instagram la propria personale presenza all’evento, fino a mappe interattive dislocate nei corridoi delle stanze.

Fotografie e social. Un unico campo d’interazione. Riuscire a trasmettere al pubblico, soprattutto quello giovanile, che dal 1839 (anno della sua invenzione), la fotografia è sempre stata sentita come un’espressione artistica da condividere e rendere pubblica. Questo è il focus di Public Eye, far comprendere che l’unica differenza oggettiva con il passato sta nel modo in cui abbiamo imparato ad osservarlo. Le fotografie sono sempre state sociali. La tecnologia dei nostri tempi ne ha solo velocizzata la condivisione.

Video-presentazione Public Eye:

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