Roma, lunedì 11 giugno 2012 – Un duetto d’eccezione e una splendida location. Un’ottima combinazione per una serata nobilitata dalla raccolta fondi dell’associazione Idea, la Onlus che è attiva nel 1993 nel campo della prevenzione e della ricerca della depressione e dell’ansia. Nell’imponente cornice della sala Sisto V dell’Università Pontificia Seraphicum ha avuto luogo, infatti, un concerto per violino e pianoforte che ha visto come protagonisti il celebre violinista Claudio Bucarella e Donella D’Alessio, grandissimo nome del pianoforte italiano, dal 2002 pianoforte principale all’accademia di Santa Cecilia.

I due musicisti si esibiscono insieme sin dagli anni Sessanta ma, dopo una prima separazione, si sono curiosamente ricostituiti come duo proprio nel 1993. Per onorare una serata così nobile, i due hanno voluto dare nuova vita alle emozionanti note di quattro compositori che hanno caratterizzato due secoli di storia della musica: Mozart, Beethoven, Schumann e Dvorak.

Proprio il compositore ceco è un nome che è legato a doppio filo alla coppia Bucarella-d’Alessio; infatti, nel 2000, i due hanno tenuto un concerto indimenticabile proprio sul monumento commemorativo di Antonin Dvorak, a Nelahozeves. E proprio tra un “Larghetto” e un “Allegro risoluto”, ci si trova a pensare che l’arte in generale, e la musica in particolare, abbiano un potere eccezionale, che è quello di creare un rapporto di vicinanza tra persone ed epoche molto distanti tra loro.

Così, può accadere che un’insegnante di pianoforte dell’accademia di Santa Cecilia sembri muoversi tra le note di Dvorak con la stessa disinvoltura con la quale quest’ultimo passeggiava sulla riva della Moldava. Può anche accadere che un’associazione che combatte ansie e depressioni si serva delle melodie di quattro straordinari geni della musica tanto come ospiti di una serata di gala, quanto come una terapia alternativa. E magari può persino accadere che, da lassù, questi quattro compositori si ritrovi ad abbozzare un sorriso, pensando di aver contribuito a combattere contro quei fantasmi che tanto da vicino avevano conosciuto quand’erano in vita.

Davide Coccia