
A dare inizio al festival è stato il coreografico e danzatore Akram Khan. Nato a Londra da una famiglia Bangladeshiana, figura di spicco nel panorama della danza contemporanea, presenterà il suo nuovo spettacolo, "Gnosis". In quest’opera le radici della danza classica si combinano con quelle della danza contemporanea. Lo spettacolo inizia con una rivisitazione di motivi classici di due opere precedenti, “Polaroid Feet” e “Tarana”. Lo spettatore lo segue lungo un percorso di trasformazione, che culmina in un finale sconvolgente. Nella sua opera Akram Khan porta avanti l’idea della “conoscenza interiore”, che per lui è un’esplorazione delle lotte interiori ed esteriori tra la natura umana e quella divina. Attingendo da fonti sia antiche sia moderne, “Gnosis” si ispira anche all’epico Mahabharata indù, in particolare alla storia di Gandhari, la moglie del re cieco che si benda a vita per condividere il suo viaggio. In questo suo lavoro il coreografo indaga il concetto di conoscenza interiore, cioè della capacità di vedere l’oscurità pur essendo ciechi davanti alla luce. La coreografia di Khan è realizzata in collaborazione con i famosi maestri di Kathak Sri Pratap Pawar e Gauri Sharma Tripathi. Ad accompagnare sul palco l’artista un complesso di musicisti eccezionali provenienti dall’India, dal Regno Unito, dal Pakistan e dal Giappone, tra cui la celebre percussionista Yoshie Sunahata del gruppo giapponese Kodo.
Nelle sere a seguire, invece, sarà possibile assistere ad altri due capolavori della danza contemporanea: il primo arriva dall’Oriente ed è del coreografo cinese Lin Hwai-min che, con la compagnia del “Cloud Gate Dance Theatre of Taiwan”, presenta per la prima volta in Italia “Songs of the Wanderers”; il secondo è della coreografa israeliana Noa Wertheim che insieme con La Vertigo Dance Company porta in scena “Mana. Vessel of Light”.