Il pesidente della BCE, Jean Claude Trichet

La crisi è grave ed i Governi spendono per sollevare le sorti delle rispettive economie. In Italia, l’Esecutivo persegue la strada dell’indebitamento: a farne le spese i giovani d’oggi, gli adulti di domani

di Andrea Aidala
aaidala@lacittametropolitana.it 

Il pesidente della BCE, Jean Claude TrichetRoma, 23 gennaio 2009 – Una “recessione grave e sincronizzata”. Queste le tonanti parole del presidente della Banca Centrale Europea, Jean-Claude Trichet, sulla crisi che si sta abbattendo sull’economia mondiale.
Il quadro che gli esperti dell’Istituto bancario unito hanno tracciato appare più che mai preoccupante: la domanda, con molta probabilità, continuerà a ridursi ancora e la profonda incertezza finanziaria che pesa sul sistema bancario globale provocherà una contrazione del credito. Da Francoforte, il presidente Trichet, è ritornato, inoltre, ad allertare i Governi europei sui rischi che la cattiva gestione dell’emergenza potrebbe comportare nel caso in cui le spese affrontate dai singoli esecutivi non dovessero rientrare a tempo debito. Se questo non dovesse realizzarsi la tempesta economica e la terribile recessione odierna peserà anche sul futuro delle nuove generazioni.

Un monito importante che invita a riflettere.
Gli interventi pubblici in Europa a sostegno di banche, famiglie ed imprese sono stati considerevoli,e tutti, nessuno escluso, hanno finito per incrementare l’indebitamento pubblico. Irlanda, Spagna, Germania, Inghilterra, Francia, Grecia e la stessa l’Italia hanno visto impennarsi le previsioni di deficit di bilancio per il 2009, una crescita preoccupante poichè al giorno d’oggi non è possibile prevedere se le manovre messe in atto dai singoli governi produrranno effetti apprezzabili sull’economia reale e quindi, di conseguenza un ritorno di entrate. È importante, ha dichiarato il numero uno della BCE, che le misure anticrisi messe in atto dai Gabinetti nazionali non rischino di compromettere “la fiducia nella sostenibilità delle finanze pubbliche”. Un avvertimento, secondo Marika de Feo, “Corriere della sera”, per Spagna, Grecia e Portogallo, che si sono visti ridurre il loro rispettivo rating da Standard & Poor’s, ma anche per l’Irlanda che  rischia anch’essa di subire il medesimo trattamento.

Il presidente del Consiglio, Silvio BerlusconiAnche il nostro paese, pur cavandosela meglio rispetto a molti altri mantenendo la “A” di conferma del suo rating e, almeno in previsione, un rapporto deficit/Pil inferiore al 4%, meglio di Irlanda -11%, Francia -6,2%, Spagna -5,4% e Portogallo -4,6%, rischia grosso. Lo stivale, a quanto sostenuto dal segretario generale dell’Organizzazzione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, Angel Gurria, “è al penultimo posto nella crescita degli ultimi anni”, precedendo solo il Portogallo, ma con un debito molto più cospicuo. Quest’ultimo nei prossimi 2 anni, lo dice la Commissione europea, aumenterà di ben 5 punti percentuali e ciò peserà gravemente sul futuro degli italiani. Nonostante gli inviti, da più parti pervenuti, all’Esecutivo Berlusconi di proseguire la strada del risanamento e del pareggio di bilancio, in Italia si continua a percorrere la vecchia via della messa in vendita di titoli di Stato a buon mercato per finanziare il vecchio debito e le attività governative. Un circolo più che mai vizioso che renderà ancora più incerto il domani dei giovani d’oggi.