La squadra di Delneri implacabile e cinica infligge la prima sconfitta a Ballardini. Su un campo difficile come quello del Genoa strappa una vittoria importante. A segno Marchisio e Krasic, anche se la prima rete è una carambola beffarda. Il Genoa, ben messo in campo, gioca bene, la Vecchia Signora quando vuole affonda i denti

di Massimiliano Bianconcini
redazione@lacittametropolitana.it

Roma, lunedì 22 novembre 2010 – La Juventus torna a vincere dopo due pareggi di fila e lo fa nel modo migliore. Supera il Genoa di Ballardini a Marassi con un secco 0-2, maturato nel primo tempo. La vittoria coincide con il rientro lampo di Krasic, che Delneri decide di schierare fin dal primo minuto. Il serbo lo ripaga con un primo tempo di grande intensità, realizzando il quinto gol in campionato con una delle sue irresistibili discese sulla destra. Nulla può lo scatto di reni del portiere Eduardo, che in precedenza era stato superato da un rocambolesco tiro di Marchisio. Delneri schiera quella che potrebbe essere definita la formazione con Grosso e Motta esterni difensivi e la linea di centrocampo con Marchisio, Melo e Aquilani. In avanti Quagliarella Iaquinta. Del Piero parte in panchina, così come Pepe, autore di una bella gara contro la Roma, ma sacrificato per Krasic. La Juve appare subito solida. La supremazia a centrocampo in alcuni momenti della gara è impressionante e frustrante per la squadra avversaria. Nonostante le dichiarazioni del tecnico genoano poco inclini, almeno nelle parole, ad un pareggio, magari fosse così per i tifosi rossoblu, perché la Juventus sembra in grado di affondare e chiudere la partita quando vuole. La palla nella mediana del campo, con i movimenti delle punte e degli esterni tra le linee, è sempre in possesso dei bianconeri. Quando il Genoa riparte con i suoi migliori elementi (Mesto, Rossi, Criscito, Palacio) trova sempre una squadra piazzata, poco incline a lasciare spazi. Il muro bianconero con Melo, Marchisio e Aquilani, molto reattivo nel recuperare palloni e far ripartire la squadra, la difesa, abbina alla fisicità molta qualità. Il Genoa in un paio di occasioni mette apprensione alla retroguardia Juventina, che rischia solo sul gran tiro di Criscito che si stampa sulla traversa. Ma siamo già sul 2-0 per la Juve. Il gol dei padroni di casa avrebbe riaperto la partita, ma Toni in attacco non riesce a vincere lo scontro fisico con Chiellini e Bonucci, due pilastri che lo marcano a zona e sbagliano pochissimo. Si deve affidare alle folate di Criscito sulla sinistra e Rafinha e Rossi sulla destra, ma non basta.

Nella ripresa Ballardini toglie un difensore e inserisce due centrocampisti per cercare di raddrizzare la partita. Mossa giusta, perché è a centrocampo che la Juventus costruisce la sua supremazia. Delneri risponde inserendo Sissoko per Krasic, stanco e poco propenso a difendere, mettendo dentro il giovanissimo Sorensen, che aveva giocato bene contro la Roma, per Motta. Meglio il danese sulla destra dell’ex Udinese e Roma, anche se la fascia c’è da dire che risulta più coperta con l’uscita del serbo. Sorensen, nella sua acerba voglia di far bene, dimostra ottima personalità, buon senso della posizione e visione di gioco. In fase di copertura si dimostra un osso duro. Con il suo ingresso in campo diventa più difficile per il Genoa sfondare sulla destra. I pericoli per la Juve arrivano solo da tiri da fuori. Kharja prima costringe Storari a una difficile parata e poi coglie di nuovo la traversa. Anche se la spinta dei genoani è più intensa nella seconda frazione di gioco i rischi maggiori li corre il portiere Eduardo. In avanti la Juve butta via il terzo gol per l’egoismo dei suoi attaccanti. Iaquinta e Quagliarella più che cercarsi e dialogare, puntano da soli la porta, sprecando alcune importanti azioni di contropiede. Stessa cosa è da imputare a Marchisio, la cui buona prova in fase di copertura, non deve far dimenticare che da due sue azioni personali avrebbe potuto scaturire il terzo gol bianconero, se solo avesse dimostrato maggiore altruismo. Su questo il tecnico bianconero dovrà lavorare.

Roma, lunedì 22 novembre 2010 – La Juventus torna a vincere dopo due pareggi di fila e lo fa nel modo migliore. Supera il Genoa di Ballardini a Marassi con un secco 0-2, maturato nel primo tempo. La vittoria coincide con il rientro lampo di Krasic, che Delneri decide di schierare fin dal primo minuto. Il serbo lo ripaga con un primo tempo di grande intensità, realizzando il quinto gol in campionato con una delle sue irresistibili discese sulla destra. Nulla può lo scatto di reni del portiere Eduardo, che in precedenza era stato superato da un rocambolesco tiro di Marchisio. Delneri schiera quella che potrebbe essere definita la formazione con Grosso e Motta esterni difensivi e la linea di centrocampo con Marchisio, Melo e Aquilani. In avanti Quagliarella Iaquinta. Del Piero parte in panchina, così come Pepe, autore di una bella gara contro la Roma, ma sacrificato per Krasic. La Juve appare subito solida. La supremazia a centrocampo in alcuni momenti della gara è impressionante e frustrante per la squadra avversaria. Nonostante le dichiarazioni del tecnico genoano poco inclini, almeno nelle parole, ad un pareggio, magari fosse così per i tifosi rossoblu, perché la Juventus sembra in grado di affondare e chiudere la partita quando vuole. La palla nella mediana del campo, con i movimenti delle punte e degli esterni tra le linee, è sempre in possesso dei bianconeri. Quando il Genoa riparte con i suoi migliori elementi (Mesto, Rossi, Criscito, Palacio) trova sempre una squadra piazzata, poco incline a lasciare spazi. Il muro bianconero con Melo, Marchisio e Aquilani, molto reattivo nel recuperare palloni e far ripartire la squadra, la difesa, abbina alla fisicità molta qualità. Il Genoa in un paio di occasioni mette apprensione alla retroguardia Juventina, che rischia solo sul gran tiro di Criscito che si stampa sulla traversa. Ma siamo già sul 2-0 per la Juve. Il gol dei padroni di casa avrebbe riaperto la partita, ma Toni in attacco non riesce a vincere lo scontro fisico con Chiellini e Bonucci, due pilastri che lo marcano a zona e sbagliano pochissimo. Si deve affidare alle folate di Criscito sulla sinistra e Rafinha e Rossi sulla destra, ma non basta.

Nella ripresa Ballardini toglie un difensore e inserisce due centrocampisti per cercare di raddrizzare la partita. Mossa giusta, perché è a centrocampo che la Juventus costruisce la sua supremazia. Delneri risponde inserendo Sissoko per Krasic, stanco e poco propenso a difendere, mettendo dentro il giovanissimo Sorensen, che aveva giocato bene contro la Roma, per Motta. Meglio il danese sulla destra dell’ex Udinese e Roma, anche se la fascia c’è da dire che risulta più coperta con l’uscita del serbo. Sorensen, nella sua acerba voglia di far bene, dimostra ottima personalità, buon senso della posizione e visione di gioco. In fase di copertura si dimostra un osso duro. Con il suo ingresso in campo diventa più difficile per il Genoa sfondare sulla destra. I pericoli per la Juve arrivano solo da tiri da fuori. Kharja prima costringe Storari a una difficile parata e poi coglie di nuovo la traversa. Anche se la spinta dei genoani è più intensa nella seconda frazione di gioco i rischi maggiori li corre il portiere Eduardo. In avanti la Juve butta via il terzo gol per l’egoismo dei suoi attaccanti. Iaquinta e Quagliarella più che cercarsi e dialogare, puntano da soli la porta, sprecando alcune importanti azioni di contropiede. Stessa cosa è da imputare a Marchisio, la cui buona prova in fase di copertura, non deve far dimenticare che da due sue azioni personali avrebbe potuto scaturire il terzo gol bianconero, se solo avesse dimostrato maggiore altruismo. Su questo il tecnico bianconero dovrà lavorare.

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