E’ in esposizione al Complesso del Vittoriano un’arte di estrema vitalità e vigore proveniente dalla terra più travagliata del mondo: l’Africa

di Antonella Furci

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Roma, sabato 12 dicembre 2009 –  L’Africa si sa è sempre stata culla di tante civiltà delle quali rimangono molte tracce soprattutto nelle sue variegate creazioni artistiche. Oggi si trova ad affrontare diverse sfide e opportunità grazie alle sue potenzialità umane, naturali e alla enorme ricchezza del suo patrimonio culturale. Per dimostrare quanto l’arte africana contemporanea sia vitale e vigorosa è stata realizzata un’esposizione dal titolo ”Africa? Una nuova storia”, allestita al Complesso del Vittoriano fino al 17 gennaio 2010. La mostra ha come scopo quello di contribuire alla conoscenza e alla visibilità di un fenomeno che, per il suo esprimersi secondo esigenze, stimoli e modalità tipiche della nostra contemporaneità, rappresenta un fruttuoso e imprescindibile modello di progresso non solo per l’Africa, ma anche per tutto l’Occidente.  La rassegna, curata da Andrè Magnin e promossa dal Ministero dei Beni e le Attività Culturali e il Ministero degli Affari Esteri, espone 80 opere tra dipinti, sculture, installazioni e video di 30 artisti di diverse generazioni nati nei Paesi dell’Africa Sub-Sahariana. Questi disegnatori, pittori, scultori, videasti con le loro particolari creazioni ci proiettano in universi fantasmagorici che traggono comunque spunto dalla loro realtà quotidiana e dalla mescolanza di tradizioni reinventate con spunti d’attualità e di denuncia.

Per dare alla mostra un quadro il più possibile esaustivo, il percorso espositivo è stato diviso in due sezioni tra loro complementari.  La prima sezione, intitolata ”La Collezione Pigozzi di Arte Contemporanea Africana”, presenta un’antologia di opere di artisti della più celebre raccolta di Jean  Pigozzi, il più importante collezionista di arte contemporanea africana; la seconda “ArtistiAfricani”, è costituita, invece, dalle opere di artisti indicati da diverse Ambasciate dei paesi africani. In queste opere, diverse per stile e tema, spiccano i colori accesi e i temi forti, spesso drammatici, i materiali poveri e le differenze tra artisti cresciuti a contatto con l’arte internazionale e gli autodidatta che hanno appreso tecniche e stile seguendo istinto e vocazione. Infine, la mostra mette a confronto le tante e diversificate generazioni di artisti con le loro diverse visioni della vita, come Amani Bodo, 21 anni, del Congo, che pone un cervello al centro del mondo per ripensarlo e trasforma le dita delle mani in uomini per legarle allo stesso corpo, o come Frédéric Bruly Bouabrè, 86 anni, Costa d’Avorio, che con “La Haute Diplomatie” mette in fila diplomatici pronti a stringere mani che solo in rari casi si incontrano. L’importanza di questa esposizione e di tutte le altre simili in Europa, sta nel fatto che si riesce in questo modo a opporre alla povertà di risorse del paese la ricchezza spirituale e culturale della sua popolazione, oltre che a creare per tanti artisti l’opportunità di affacciarsi sulle scene del mondo artistico internazionale e a dare così una nuova immagine all’Africa.

Di a.furci