Per la prima volta in mostra gli ”Homines” di Mario Ballocco: i disegni inediti degli anni ’40, entità stilizzate inquietanti, crudeli e disperate che incarnano le dinamiche antropologiche e sociali della nostra quotidianità

di Antonella Furci
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Roma, giovedì  30 settembre 2010 – Si apre con una straordinaria mostra la stagione autunnale del MACRO, “Odissea dell’homo sapiens” di Mario Ballocco.  A cura di Macro e Crdav (Centro Ricerca e Documentazione Arti Visive), in collaborazione con l’Archivio Mario Ballocco e con Paolo Bolpagni, curatore dello stesso, la mostra è allestita, da oggi fino al 6 febbraio 2011, presso la biblioteca del museo romano dedicato al contemporaneo. Sono esposti poco più di una cinquantina di disegni inediti, in bianco e nero, eseguiti da Ballocco alla fine degli Anni Quaranta. E’ definita una sorta di “commedia umana”, tra il satirico e il grottesco, con punte di amara ironia, in cui viene proposta un’analisi sottile e spietata delle dinamiche antropologiche e sociali che stanno alla base del nostro vivere: l’innamoramento, la conflittualità, la sottomissione, il tradimento, l’impegno culturale e politico e altro ancora. Il ciclo fu pensato inizialmente per un libro poi però non realizzato, di cui restano queste tavole straordinarie. Gli Homines di Ballocco sono entità stilizzate inquietanti, crudeli e disperate con i loro enormi occhi vuoti e con le loro bocche spalancate a mostrare minacciosamente i denti. L’autore vi mette a nudo le passioni e i sentimenti più profondi dell’agire delle persone e delle masse, componendo una serie di ritratti densa di umori sarcastici. Si ritrova in quest’Odissea il pessimismo dei grandi moralisti, unito a un’ironia pungente, frutto di lucidità intellettuale e capacità di introspezione interiore. 
I disegni furono realizzati dopo la fase terribile e traumatica della seconda guerra mondiale. Anni in cui Mario Ballocco, per un’inquieta ricerca di autenticità e “verità”, lascia l’Italia per l’Argentina, dove frequenta Lucio Fontana e tenta strade nuove. Rimane estraneo però alle istanze del nascente Spazialismo, sviluppando invece l’esigenza di creare un’arte lontana dal tecnicismo, che scaturisca dal “principio interiore”, dalla più “ingenua, libera, primordiale natura”, “indipendentemente da preoccupazioni di contenuto e di forma”. Sono le premesse di “Origine”, il gruppo cui Mario Ballocco (tornato nel frattempo in Italia) dà vita a Milano nel 1950. Al sodalizio aderiscono Alberto Burri, Giuseppe Capogrossi ed Ettore Colla, ma l’esperienza si conclude già nei primi mesi del 1951, all’indomani della prima e unica esposizione comune, tenutasi a Roma in via Aurora.

A completare la mostra è la sezione documentaria costituita dagli esemplari dei dodici numeri della rivista “AZ”, fondata e diretta da Ballocco a Milano fra il 1949 e il 1952, e inoltre da cataloghi, fotografie d’epoca, missive e altri materiali utili a documentare l’attività dell’autore in quegli anni cruciali, in relazione al vivace contesto culturale e artistico del tempo. Sono in esposizione, tra l’altro, il rarissimo catalogo dell’unica mostra del Gruppo Origine (gennaio 1951), per l’occasione donato al CRDAV dall’Archivio Mario Ballocco, e l’originale di una lettera di Lucio Fontana a Ballocco, datata 12 settembre 1951. Infine, in occasione della mostra, l’Archivio Mario Ballocco ha donato al MACRO due importanti dipinti emblematici di successivi momenti della produzione del pittore milanese: Reticolo nero – fondo grigio + giallo-arancio (1951) e Alternanza di contrasto (1962), che dal 25 ottobre prossimo saranno esposti nella sezione del Museo dedicata alla collezione permanente. Se il Reticolo nero è un capolavoro legato alla travagliata esperienza del Gruppo Origine, Alternanza di contrasto documenta invece la successiva ricerca di Ballocco verso un’indagine del processo percettivo, all’interno della quale l’opera si pone come trattazione obiettiva di un “problema visivo”.

Di a.furci

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