Si preannuncia come uno degli eventi artistici più importanti del 2010 la mostra su Edward Hopper, aperta ieri al pubblico di Roma con più di 160 opere dell’artista americano
Inoltre i pezzi esposti appartengono a tutti gli ambiti di tecnica artistica coltivati da Hopper. Così accanto ai capolavori realizzati ad olio su tela, come Soir Bleu del 1914, Second Story Sunlight del 1960 e i dipinti in cui la sua modella, la moglie Josephine, esprime quel senso di attesa che tanto caratterizzano la produzione dell’artista (Morning Sun e A Woman in the Sun), si potranno ammirare le tante incisioni e soprattutto la moltitudine di disegni e schizzi a matita, carboncino o penna, di cui fanno parte soprattutto i moltissimi studi preparatori per le opere poi realizzate su tela. Ed è proprio quest’ultimo aspetto ad essere uno degli elementi più interessanti e significativi della mostra. Infatti non è usuale vedere esposti a fianco a un’ opera i bozzetti da cui l’opera stessa è nata. E ciò a dimostrazione della meticolosità di quest’ artista che, oltre ai differenti punti di vista, sperimentava anche diverse possibili soluzioni cromatiche, annotando sui disegni dove apporre i differenti colori. Sorprendente esempio è il The Sheridan Theatre (1937) accompagnato da ben 14 disegni preparatori. Una tecnica questa che gli derivava dalla forte attenzione per la realtà, dalla continua osservazione dell’esperienza quotidiana che gli ha consentito di creare delle tele che, anche quando vuote di figure umane, hanno fatto della luce la protagonista principale. Una luce capace di riempire lo spazio e il tempo, diventando un efficace mezzo comunicativo di emozioni, sentimenti e sensazioni.
Infine, c’è anche da sottolineare che queste sue caratteristiche artistiche e le inquadrature, la luce, le ombre, i colori, le vedute urbane e sub-urbane hanno avuto un forte peso sull’arte cinematografica del xx secolo.