Una Roma "pittorica", come non si è mai vista, emerge dagli scatti del fotografo Angelo Paionni, in mostra fino a domenica 18 ottobre 2009  in Via di Pietra 70. Grazie a una tecnica particolare l’obbiettivo dell’artista coglie una Roma affascinante e vagamente retrò

di Serafina Cascitelli
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Roma, domenica 18 ottobre 2009 – Ci sono voluti 8 anni, dal 1994 al 2002, per fotografare Roma libera da “fastidiose sovrapposizioni dell’uomo-macchina” come definisce, gli uomini ultracontemporanei, il fotografo Angelo Paionni. Questi scatti tutti insieme sono rimasti a disposizione del pubblico, fino al 18 ottobre 2009,  nella bella mostra “Roma, incanto e magia”, allestita in Via di Pietra 70 (dietro Via del Corso) e non è detto che presto non trovino un nuova location per essre esibiti. L’idea è nata alla fine degli anni ’80 a Parigi, dove Angelo Paionni vide i risultati dei primi esperimenti fotografici eseguiti intorno alla metà dell’800: “Si trattava di immagini pittoriche – ci racconta il fotografo – piuttosto che di vere fotografie”. Affascinato da questa resa, Angelo fece numerosi tentativi per riuscire a riprodurre questo “effetto primordiale della fotografia”. La prima prova fu su una foto del Ponte rotto. “I risultati iniziali furono demoralizzanti – ricorda l’artista – le foto venivano o tutte bianche o tutte nere, essendo un’emulsione priva di gradazione di contrasti”. Con il tempo e la sperimentazione è riuscito però a trovare l’illuminazione: nel buio della camera oscura ha costruito una mascherina in plastica della dimensione della foto, che veniva appoggiata sulla carta, dove spalmava l’emulsione. La carta si asciuga chiusa in una scatola per una settimana. Una perfetta sincronia tra temperatura e tempo di esposizione ha fatto il resto.

Il secondo step è stato la ricerca del soggetto: il “Grand Tour”, il viaggio di formazione che tutti gli artisti, ma anche i giovani rampolli delle classi agiate, nell’800 facevano per studiare la classicità e riprodurre paesaggi e bellezze e panorami. Tale soggetto era l’ideale per delle foto che non devono sembrare foto, ma disegni. E Roma, così ancora sonnolenta e bonaria, che dà in ogni suo angolo la possibilità di partecipare delle sue bellezze e che è stratificata in una cultura millenaria, era la modella in una posa perfettamente naturale. Le foto sono state eseguite esclusivamente con fotocamere analogiche Nikon e Contax  35 mm, con pellicole bianco/nero Kodak e Ilford. Le opere sono montate su cornici a cassettone 80×60 cm e consistono in originali di stampe al carbone su supporto di carta cotone di formato 50×35 cm. Il ricavato ottenuto dalla loro vendita è stato donato a tre associazioni benefiche che hanno progetti in Paesi in Via di Sviluppo: Mais onlus, Obiettivo Solidarietà e Fiore del deserto.