Debutta questa sera al Teatro dell’Opera il lavoro più travagliato di Richard Wagner, rimasto per moltissimi anni lontano dalle scene romane

di Antonella Furci
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Roma, giovedì 29 ottobre 2009 – Ancora poco prima di morire Wagner confidava alla moglie Cosima Liszt l’intenzione di revisionare una volta per tutte “Tannhäuser e la gara dei cantori della Wartburg” la sua creatura artistica più amata, che tra tutte forse lo impegnò maggiormente. Una attenta ricostruzione dei materiali ha permesso di rintracciare l’esistenza di almeno quattro ulteriori versioni datate 1845, ’47, ’61 e ’75.  Per questo risulta un sicuro fallimento il tentativo di stabilire quale versione dell’opera possa essere considerata “definitiva”. Pur accolta con scarso entusiasmo, memorabile il fiasco della prima a Parigi nel 1861, l’opera non ha tardato a entrare stabilmente in repertorio, anche se, rispetto ad altri lavori del compositore, ha conosciuto nel tempo un minor numero di rappresentazioni. A Roma non si eseguiva da 25 anni e se si esclude la rappresentazione “semi-scenica” eseguita nel 2001 dall’Accademia di Santa Cecilia, il debutto di questa sera sarà il vero ritorno sulla scena romana del più tormentato dei lavori del compositore. La prima, sempre all’Opera di Roma, risale al 1900 e fu eseguita per l’ultima volta nel 1985. Tra le quattro versioni  quella presentata generalmente oggi è la cosiddetta "versione di Parigi". Gli interpreti sono tutti specialisti del repertorio wagneriano, di cui i protagonisti sono Stig Andersen e Béatrice Uria-Monzon. Ad accompagnarli l’orchestra dell’Opera diretta dal maestro e direttore Daniel Kawa, il Coro delle voci bianche dell’Accademia di Santa Cecilia e del Teatro dell’Opera diretta da José Maria Sciutto. La regia è di Filippo Crivelli, la coreografia di Gillian Whittingham, le scene di Maurizio Varamo.

Tannhäuser è opera giovanile, ardente ed esuberante, ricca di idee drammatiche e di invenzione musicale forse non meno di ogni altra creazione del compositore tedesco. Il libretto, scritto da Wagner a Parigi tra il 1841 e il ’42, consiste nell’unione di due leggende  medievali che raccontano di Tannhauser e delle gare poetiche dei cantori di Wartburg. Ma Tannhäuser è soprattutto un’opera romantica che traduce in musica le avventure dell’omonimo cavaliere e poeta che, prigioniero di forze avverse, anela a tornare nella sua terra. Il dramma di straordinaria potenza musicale mette in scena il percorso di espiazione del protagonista, basando il tutto sulla fondamentale concezione che Wagner aveva della redenzione attraverso il solo amore e dell’amore cortese contrapposto all’amore sensuale.  Questi sentimenti uniti alla generosa architettura musicale giustificano a pieno titolo l’appellativo di quest’opera di  “Grösse Romantische Oper”(Grande opera romantica).

Di a.furci