Dal 27 ottobre al 7 novembre al Piccolo Teatro Campo D’arte di Roma, “Precaria come la vita”: uno spettacolo teatrale come quadro vivente, basato su intuizione ed evocazione
di Marcello Tamasco
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Roma, giovedì 4 novembre 2010 – Dal 27 ottobre il "Piccolo teatro Campo d’arte" di Roma ha dato il via ad un interessante spettacolo teatrale ad alto contenuto evocativo: “Precaria come la vita”, portato in scena da Jasmine Testa Mastragni, con testo e regia di Enrico Antognelli. La regia porta la firma di Enrico Antognelli, autore e regista con un curriculum di tutto rispetto, tra cui 27 opere teatrali, la sceneggiatura di due film, la regia e conduzione di vari programmi televisivi tra cui “Shakespeare News”, la pubblicazione di testi teatrali, di due raccolte di racconti e di “Una improbabile storia del teatro”.
Sul palco la splendida Jasmine Testa Mastragni, interprete con all’attivo molteplici incarichi teatrali, televisivi, radiofonici e cinematografici. Ha lavorato con noti attori del calibro di Giuliano Vasilicò e Carlo Quartucci. In Rai ha collaborato a quattro programmi televisivi ed a due trasmissioni radiofoniche, “Specchio” e “Il Pollice d’ascolto”. Recentemente ha lavorato in “Teatro in Corto” per Rai Educational.
“L’uomo sa che è cambiato, ma non sa cosa è stato a farlo diventare così” dice il regista Enrico Antognelli, cioè l’uomo non sa cosa lo conduce oltre la linea di confine tra desiderio e rimpianto.
In questa opera teatrale, lo spettatore assiste all’alternarsi di pièce teatrali, giochi di luce e note musicali a cortometraggi in bianco e nero proiettati sul fondale del palcoscenico ed il ritmo incalzante degli eventi diventa esso stesso evocatore di emozioni.
La comprensione del testo passa principalmente attraverso l’aspetto visuale, pur richiamando l’attenzione di tutta la sfera sensoriale: la scena diventa quadro, o per meglio dire “quadro vivente”. Un quadro con fotogrammi in movimento e ritmo musicale. Il regista più che farci focalizzare sul “cosa si racconta” ci spinge verso il “come lo si racconta”. Ma qui forma e contenuto coincidono, si tratta di una fruizione immediata ed intuitiva, di un atto artistico totale ed immediato. La struttura ritmica della rappresentazione teatrale, la disposizione dei “vuoti” e dei “pieni” realizza la colonna su cui si fonda l’opera.
Come nell’opera di Samuel Beckett, lo scrittore più influente del XX secolo, il narrare avviene attraverso l’assunzione di maschere, che la protagonista indossa nel disperato sforzo di dare consistenza a se stessa ed al mondo.
Nell’isolamento del personaggio nel proprio pensiero, il singolo ricordo diventa emozione allo stato puro e le parole comunicano sensazioni più che concetti logici legati in modo consequenziale.
Protagonista di questa narrazione è Marta, un’aspirante attrice, che, conversando col pubblico ed offrendo del tè, viaggia, tra mille insicurezze e problemi esistenziali, attraverso i suoi ricordi. Nel suo viaggio lei giunge a ricostruire col pubblico il momento della sua decisione: “essere quei personaggi che non è mai riuscita ad interpretare”. Il testo è la storia di una decisione presa: “il salto della riga”, l’affermazione della scelta di andare incontro al cambiamento, anziché subirlo, la scelta di quale maschera indossare, di quale personaggio costruire, e nel far questo la sofferenza del passato si trasforma in serenità.
Struggente la performance dell’attrice Jasmine Testa Mastragni che, con estremo candore, porge agli astanti le fragilità dell’animo di Marta – la protagonista della narrazione – e nel contempo, attraverso la drammaturgia, conferisce pathos ad ogni singola azione teatrale.